Ecco tutte le accuse: tangenti in cambio di finanziamenti

Il giudice: «Un sistema compromesso e moralmente corrotto». L’impianto accusatorio ruota attorno all’ipotesi di tangenti in cambio della concessione di finanziamenti. Le indagini avrebbero portato a calcolare fino a ora “bustarelle” per un milione complessivo di euro

UDINE. «Un sistema compromesso e moralmente corrotto». Sono le parole con le quali il gip del tribunale di Udine, Francesco Florit, ha descritto il meccanismo alla base delle quattro ipotesi di reato di estorsione contestate dalla Procura a Luciano Di Bernardo, Lorenzo Pelizzo e Gianni Cibin e che hanno portato, stamani, all’esecuzione della misura cautelare ai domiciliari del primo e alla notifica di altrettanti avvisi di garanzia - con contestuale perquisizione di abitazioni e uffici - agli altri due.

L’impianto accusatorio ruota attorno all’ipotesi che tutti e tre, ciascuno con proprie specifiche condotte, abbiano costretto l’imprenditore immobiliare Gianni Moro e il commercialista Franco Pirelli Marti al versamento di tangenti, in cambio della concessione dei finanziamenti rispettivamente richiesti. Le indagini avrebbero portato a calcolare fino a ora “bustarelle” per un milione complessivo di euro.

Pagare per avere il finanziamento. A Moro interessava ottenere un finanziamento di 20 milioni di euro, per realizzare un grosso centro commerciale a Fiume Veneto e un altro in Belgio. A Pirelli Marti serviva invece la garanzia di un prestito di 30 milioni di euro a favore di Ge.tur, per la costruzione delle opere (tra cui, in particolare, la piscina olimpionica all’interno del Villaggio Ge.tur di Lignano Sabbiadoro) necessarie a ospitare gli Eyof 2005.

La fetta più grande è quella contestata a Di Bernardo, che avrebbe ottenuto da Moro circa 900 mila euro. Per l’approvazione da parte della Banca di Cividale del finanziamento, l’ex direttore generale lo avrebbe costretto a erogare una serie di somme di denaro, per il tramite della Fingepart, di cui è considerato essere stato il vero socio e amministratore. Tutti soldi adoperati per pagare - questa la tesi accusatoria - il mutuo di due appartamenti a Lignano Sabbiadoro.

Le accuse a Pelizzo. L’episodio attribuito a Pelizzo è legato al solo Pirelli Marti. Il presidente della Banca di Cividale gli avrebbe imposto, quale conditio sine qua non per l’ottenimento del prestito, l’acquisto di un immobile - un agriturismo - in località Cladrecis, di proprietà della moglie, al prezzo di 280 mila euro, ossia a un costo ritenuto di 150 mila euro superiore al valore di mercato. E di farlo comperando anche l’arredamento esistente a un prezzo (30 mila euro) a sua volta considerato esagerato.

In un solo caso l’accusa ipotizza il concorso di due indagati. Pelizzo e Di Bernardo, sempre mediante la minaccia di revocare o non concedere prestiti e affidamenti alle società facenti capo a Pirelli Marti, lo avrebbero messo nelle condizioni di dover acquistare la Neb Gestioni dalla Fingestim finanziaria a 332 mila 500 euro. In qualità di amministratore di Cogefa, il commercialista udinese effettuò il rogito nel luglio del 2008.

Le accuse a Cibin. La tangente contestata a Cibin ammonta a 100 mila euro e sarebbe stata estorta a Moro, titolare della Mcc srl e di altre società immobiliari, tra il 2006 e il 2007. La Procura aveva chiesto al gip la misura cautelare in carcere sia per Di Bernardo, sia per Cibin e i domiciliari per Pelizzo. Il giudice ha invece ritenuto sussistere l’esigenza cautelare dell’inquinamento probatorio - comunque attenuato, dopo le sue dimissioni dalla direzione della banca - soltanto a carico di Di Bernardo.

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