Edicolante resiste alla Sisal: «Un loro errore, non ho debiti»

La sua ricevitoria in via Mentana chiusa nel 2010. Il caso in tribunale. E intanto gli affari sono crollati Il difensore: ostacolavano la trasmissione dei dati sugli incassi e si facevano anticipare i soldi da lui
UDINE 9 Agosto 2013 EDICOLANTE Telefoto Copyright Petrussi Foto Press /turco
UDINE 9 Agosto 2013 EDICOLANTE Telefoto Copyright Petrussi Foto Press /turco

UDINE. A tradirlo era stata la connessione: saltate le trasmissioni con la Sisal, l’apparecchio della sua ricevitoria non era più stato in grado di comunicare alla sede di Milano l’ammontare esatto degli incassi delle giocate settimanali. Così per anni, in un continuo barcamenarsi tra anticipi e conguagli. Finchè, riuniti in un unico conteggio i presunti guadagni di altri due mesi di black-out informatico, non si era ritrovato addebitati sul conto 66 mila euro. Soldi che lui, prove alla mano, ha sempre dichiarato di non avere mai incassato. Ruota attorno a un autentico balletto di cifre la vertenza che Marco Artico, titolare dell’edicola all’angolo tra le vie Mentana e Bezzecca, sostiene con determinazione dal 2009, per ottenere non soltanto giustizia, ma anche un seppure parziale risarcimento di quanto finora perso in termini di fatturato e di spese legali.

La causa, per ora, ha preso una piega a lui sfavorevole. Il giudice di pace di Milano, che ha esaminato il caso per competenza territoriale, ha di recente pronunciato una sentenza che riconosce come dovuta la somma pretesa dalla Sisal. Respingendo, quindi, la tesi secondo la quale a vantare un credito sarebbe semmai l’edicolante, vittima dapprima del guasto - peraltro sistematico - dell’apparecchiatura e, poi, di un errato calcolo degli incassi. Spetterà al suo difensore, avvocato Giorgio Weil, che ha impugnato la sentenza, tornare a dare battaglia in autunno, quando la questione passerà al vaglio del giudice d’appello. Tutto si gioca sulla lettura dei dati “non reali” dei bordereau, ossia delle distinte che le apparecchiature date in uso alle ricevitorie trasmettono ogni sette giorni alla Sisal, per comunicare la somma di volta in volta incassata (e quindi dovuta) dalle scommesse.

«Se la connessione non funziona - spiega l’avvocato Weil -, la Sisal addebita una somma forfettaria, conguagliando al primo bordereau disponibile, a debito o a credito del ricevitore. Il problema, in questo e chissà in quanti altri casi, è nato nel momento stesso in cui è cominciato il servizio. La connessione è sempre stata altalenante e il mio cliente si è visto costretto a lavorare, anticipando quasi sempre le somme forfetizzate e attendendo poi il conguaglio». Tra novembre e dicembre 2009, però, quello strano equilibrio è venuto meno. «Stando a quanto registrato dal terminale - osserva il legale -, l’ultimo degli 8 bordereau agli atti riporta un valore precedente di 66.018 euro e attuale di 54.538 euro. Con un saldo non a debito, quindi, bensì a credito del ricevitore, visto che nel totale del primo bordereau era riportato un precedente di 54.810 euro». La spiegazione? L’avvocato Weil non ha dubbi.

«Malfunzionando la connessione telematica - dice -, che il signor Artico aveva peraltro più volte denunciato, la Sisal aveva addebitato somme forfettarie, salvo il conguaglio operato al ripristino del collegamento con l’ultimo bordereau. Il ricevitore, in questo modo, ha pagato più del dovuto, finendo per prestare soldi alla Sisal a discapito dei propri interessi».

Il risultato è sotto gli occhi di chiunque entri nella sua edicola: il terminale giace inutilizzato in una stanzetta e di Totocalcio e Superenalotto restano soltanto gli adesivi ormai ingialliti. Dichiarato moroso dalla Sisal per non avere pagato quegli ultimi 66 mila euro, tre anni fa Artico aveva dovuto dire addio all’attività. La conseguenza era stata un crollo verticale degli affari.

«Non potendo più offrire il servizio delle scommesse - racconta l’edicolante -, molti clienti si erano rivolti altrove. Poi, pian piano e grazie alla fiducia di quelli più affezionati, sono riuscito a recuperare qualcosa e ad affiancarlo alla vendita dei giornali. Ma questo non è certo bastato a tornare ai livelli di un tempo, quando arrivavo a fatturare fino a 140 mila euro l’anno. Ora non supero i 14-15 mila euro e con un rosso di 4-5 mila euro alla volta». La maggiore fonte di reddito, va da sè, arrivava proprio dalla Sisal. «C’erano clienti del Superenalotto - dice - che giocavano fino a 350 euro a settimana». Altri tempi, anche per gli scommettitori.

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