Effetto Trump: niente Harvard per un ricercatore udinese

Luca Freschi, 33 anni, microbiologo dell'università Laval in Quebec è sposato con Maryam, iraniana, e il bando di Trump gli impedisce di entrare negli Stati Uniti

UDINE. Visto e passaporti pronti, il laboratorio di Harvard che aspetta a coronare il sogno di un giovane ricercatore che ha lasciato l'Italia otto anni fa, ma nulla.

Impossibile partire: Luca Freschi, 33 anni di Udine, microbiologo dell'università Laval in Quebec è sposato con Maryam, iraniana, e il bando di Trump gli impedisce di entrare negli Stati Uniti.

La sua è storia è purtroppo una delle tante citate dalla rivista Nature sul suo sito.

«In dicembre era arrivata la proposta dalla Harvard Medical School e da allora abbiamo cominciato a organizzare il trasferimento negli Stati Uniti», ha detto Luca Freschi all'Ansa.

«Abbiamo richiesto il visto, che è arrivato la settimana scorsa: ora siamo in possesso di un visto regolare e siamo pronti a partire, ma il decreto sull'immigrazione ci blocca perchè Maryam è cittadina iraniana».

Vissuto tra il Friuli e la Toscana per 25 anni, Luca Freschi ha cominciato gli studi a Pisa e poi li ha completati in Canada, con il dottorato e il post-dottorato in Biologia nell'università Laval di Quebec City.

«Il mio obiettivo di sempre, e il mio sogno, è diventare professore universitario. Così dopo il post-dottorato ho inviato molte domande», ha detto il ricercatore, specializzato nella genetica dei microrganismi e in particolare del batterio Pseudomonas aeruginosa legato alla fibrosi cistica.

Si trova in Canada per la sua passione per la ricerca, che voleva portare avanti nel migliore dei modi, e per questo vorrebbe raggiungere Harvard.

Ma sua moglie, vissuta in Iran fino a 2013 e che ora studia Letteratura nella stessa università Laval, è cittadina iraniana.

«Siamo sposati dal 2014 e Maryam vorrebbe ottenere anche la cittadinanza italiana, ma non ha ancora raggiunto i termini per fare la domanda», ha detto.

Il trasferimento ad Harvard è previsto in marzo, ma per ora non è possibile partire. «Giornali e riviste scientifiche puntano il dito sul fatto che la scienza non ha frontiere, tantissime persone oggetto del blocco ingressi che studiano in Usa», racconta Freschi.

Cita, per esempio, il caso del ragazzo siriano campione di matematica che è stato invitato dal Massachusetts Institute of Technology (Mit) e non può andarci, e la vicenda della ragazza iraniana invitata ad Harvard che ha raccontato su Twitter di essere stata bloccata al momento di salire sull'aereo a Losanna, dove studia al Politecnico.

Per Freschi gli effetti negativi del bando sulla scienza rischiano di essere peggiori del previsto: «si pensa che il decreto colpisca solo i cittadini dei sette Paesi oggetto del bando, ma in realtà sono molti di più: c'è chi ha sposato persone che provengono da quei Paesi e che si trova nell'impossibilità di sviluppare un progetto di vita e opportunità di carriera».

Nulla in contrario ai controlli, ma «colpisce che il bando sia indiscriminato.»

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