Elettrodotto, il comitato fa appello alla Regione
UDINE. «L’elettrodotto Redipuglia - Udine ovest non serve per il semplice fatto che il consumo e quindi la richiesta di elettricità sono in costante calo, come conferma il fatto che il nostro Paese sta esportando energia». Parte da questa premessa l’analisi del portavoce del Comitato per la vita del Friuli rurale, Aldevis Tibaldi che nei giorni scorsi ha scritto alla presidente della Regione, Debora Serracchiani, chiedendole un incontro per illustrare i motivi dell’opposizione all’opera di Terna, la società proprietaria della rete che ha il compito di garantire la trasmissione di energia in tutto il territorio nazionale.
Secondo Tibaldi, infatti, nonostante l’approvazione del progetto definitivo da parte del Ministero e l’avvio, nei giorni scorsi, delle indagini sul territorio per perfezionare il progetto esecutivo, ci sono ancora i margini per bloccare «un intervento inutile e dannoso per il Friuli». Nei piani di Terna i lavori potrebbero partire già entro l’autunno e in un paio d’anni i 40 chilometri di nuova linea sarebbero in grado di entrare in funzione garantendo più sicurezza al sistema e facendo risparmiare 60 milioni di euro l’anno. Entro due anni dall’entrata in funzione della nuova linea, Terna si è poi impegnata a eliminare 110 chilometri di vecchie linee, “liberando” così il territorio da circa 400 tralicci contro i circa 130 nuovi.
Per Tibaldi però «non ci sarà nessun risparmio nelle bollette degli italiani che già adesso sono tra le più alte a livello europeo: la verità - sostiene - è che le centrali di Torviscosa e Monfalcone non producono perché non c’è richiesta. L’unica cosa che servirebbe è il collegamento tra la sottostazione esistente di Udine ovest, dove arriva la linea da 380 kV di Torviscosa, con la stazione elettrica Safau che è baricentrica rispetto alla zona industriale. E un domani si potrebbe rafforzare la linea da 220 esistente. Che senso ha - si domanda - creare un’altra linea invasiva danneggiando un settore importante come l’agricoltura?». Inutile dire che per Tibaldi non ne ha nessuno. «Ma se proprio lo vogliono fare questo elettrodotto - spiega - dovrebbero farlo interrato come si farà in Piemonte limitando l’impatto a livello ambientale e paesaggistico. Sfruttando il percorso autostradale la Regione potrebbe anche recuperare risorse».
Completamente diversa la posizione di Terna che ha evidenziato da un lato come i fabbisogni siano raddoppiati negli ultimi 30 anni (da 4 miliardi di KWh nel 1983 a 10,4 nel 2011) e dall’altro come le due linee da 380 kV esistenti risalgano agli anni 70’-80’ e ci sia quindi la necessità di intervenire per rendere più efficiente e sicuro il sistema elettrico (2 milioni all’anno si risparmierebbero solo per la riduzione delle perdite). Il Comitato però continua per la sua strada e attende l’esito dei due ricorsi presentati al Tar del Lazio: uno da parte di alcuni sindaci e l’altro di circa 300 agricoltori. La battaglia insomma continua.
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