Elettrodotto interrato in Piemonte sì, in Friuli no

Il comitato protesta, ma per Terna in Fvg la soluzione aerea è l’unica possibile. Alla base della scelta motivi tecnici ed economici legati alla sicurezza della rete

UDINE. In Piemonte si fa: un elettrodotto completamente interrato che da Piossasco arriva fino alla stazione francese di Grand’Ile in Savoia, 190 chilometri di linea che in buona parte correrà sotto o accanto a strade e autostrade per ridurre al massimo l’impatto sull’ambiente e sul paesaggio. Proprio come sognavano di fare anche in Friuli i sindaci e i comitati sorti un po’ ovunque per opporsi alla costruzione di nuovi tralicci.

Ma perché in Piemonte è stata scelta questa soluzione e in Friuli invece Terna (la società proprietaria della rete che ha il compito di garantire la trasmissione di energia in tutto il territorio nazionale) ha sempre sottolineato come l’interramento non fosse possibile? I motivi sono tanti. Prima di tutto tecnici perché la linea che varcherà la frontiera attraverso la galleria di sicurezza del Frejus è a corrente continua a 320 kV, mentre quella tra Redipuglia e Udine ovest è a doppia terna a 380 kV. Per garantire la stessa potenza sarebbe necessario costruire 4 linee di cavo interrato.

Considerato che il costo medio di 1 chilometro di una linea in cavo interrato a 380kV è stimato in 3,25 milioni di euro, la spesa complessiva per l’opera interrata in Fvg raggiungerebbe i 520 milioni di euro, cioè superiore di 14 volte rispetto ai 35 milioni della linea aerea. Ai motivi tecnici ed economici si aggiungono poi quelli legati alla rete. Per esempio anche la connessione Turbigo - Rho in Lombardia è stata realizzata, sempre da Terna, con un cavo interrato «per la necessità di attraversare territori densamente abitati dove non sarebbe stato possibile rispettare le distanze di legge tra i tralicci dell’aereo e i centri abitati» e perché «la rete esistente nell’area di Rho è molto magliata, cioè nelle condizioni di sopportare anche per il lungo tempo necessario a riparare un guasto alla linea interrata, la trasmissione di energia senza rischio di blackout».

Diversa la situazione in Friuli Venezia Giulia dove, secondo Terna, «la rete esistente è poco magliata e strutturalmente fragile, dunque non in grado di sopperire all’eventuale fuori servizio del cavo interrato». Tra Italia e Francia invece ci sono 4 linee aree a loro volta collegate con altre 12 linee sull’arco alpino che consentono di affrontare i “rischi” di un collegamento interrato.

Non solo. L’elettrodotto Redipuglia - Udine Ovest attraverserà per oltre il 95% del tracciato aree agricole. E il nuovo collegamento consentirà di demolire 110 chilometri di linee elettriche ormai obsolete per un totale di circa 400 vecchi tralicci che saranno eliminati. Ogni nuovo traliccio (di quelli monostelo come nella foto accanto) ne saranno abbattuti tre di quelli vecchi “troncopiramidali” e così alla fine 367 ettari di terrero, pari a circa 524 campi da calcio, saranno liberati dal vincolo di servitù d’elettrodotto.

A completare l’elenco dei motivo illustrati da Terna per evidenziare l’importanza dell’opera c’è il fattore risparmio. «Grazie all’aumentata sicurezza del sistema elettrico - hanno precisato i vertici dell’azienda -, allo “sbottigliamento” di 600 MW di capacità già oggi disponibile nelle centrali di Torviscosa e Monfalcone, all’aumentata capacità di approvvigionamento dall’estero e alla riduzione delle perdite di rete, l’intervento produrrà 60 milioni di euro l’anno di risparmio per gli utenti del sistema elettrico».

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