Elezioni 2018, il Pd vede i dati e trema, Forza Italia non festeggia: esulta il M5s - I commenti in Fvg

UDINE. A scrutinio concluso in Friuli Venezia Giulia la Lega risulta essere il primo partito alla Camera e al Senato plurinominale. Il centrodestra è la prima coalizione, trainato da Lega Nord che supera di gran lunga Forza Italia. Il M5s secondo partito in regione mentre il Pd è terzo.
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La lunga notte del Pd
La nottata è stata lunga e foriera di sorprese e colpi di scena, ma alle 23.05, dopo il disvelamento dei primi exit poll e instant poll dei maggiori istituti di ricerca, il capogruppo del Pd alla Camera nonchè “padre” della legge elettorale, il deputato triestino Ettore Rosato, è stato chiaro. «Gli exit poll si sono dimostrati nella storia molto elastici - ha dichiarato dal salotto di Porta a Porta - ma se questo è il risultato finale la cosa chiara per il Pd è un dato negativo, noi passeremmo all’opposizione. Siamo alternativi ai Cinque Stelle, se loro hanno i numeri per governare, governino.
Con questi numeri, comunque, la somma di Pd, Insieme e LeU avrebbe gli stessi voti di cinque anni fa». I primissimi exit poll “pesano” il Partito democratico tra un minimo del 20 e un massimo del 23 per cento, cifre inferiori rispetto alla non vittoria di Bersani del 2013, quando i dem si fermarono al 25,5 per cento. Della coalizione fanno parte anche + Europa di Emma Bonino, data tra il 2,4 e il 3,4 per cento, Civica Popolare e Italia Europa Insieme che non raggiungerebbero l’1 per cento. LeU invece oscilla tra un minimo del 3 a un massimo del 5 per cento. Ma il quadro cambia, in peggio, per il Pd quando viene diffusa la prima proiezione, che vede i dem addirittura al 18,7 per cento, una soglia che nemmeno il più pessimista avrebbe potuto immaginare. «A questo punto se i dati sono questi - ammette sempre Rosato dallo studio di Bruno Vespa - noi siamo fuori dai giochi».
La lunga notte elettorale è stata seguita dai maggiorenti del Pd che si sono radunati con candidati e militanti nei due quartier generali di Trieste e Udine. Nel primo c’era la segretaria regionale Antonella Grim, i Giovani democratici, nel secondo il presidente dell’assemblea Pd del Friuli Venezia Giulia Salvatore Spitaleri. A mano a mano, dopo che sono stati diffusi exit poll più precisi, anche i candidati sono confluiti nelle due sedi, come ha fatto tra i primi Isabella De Monte.
Il presidente Spitaleri, prima di raggiungere il quartier generale udinese, è stato ospite di un talk show di Antenna 3 e dall’emittente televisiva ha fatto alcune dichiarazioni. «Restiamo prudenti - dice Spitaleri mentre il conduttore gli mostra una foto di Di Maio e Di Battista che sorridono a 32 denti -, ma se il quadro fosse questo sarebbe un risultato poco gratificante per il Pd. Certo anche nel centrodestra, con la Lega davanti a Forza Italia, si assisterebbe a una mezza rivoluzione. Faremo autocritica, ci prendiamo le nostre responsabilità».
Forza Italia: "Il paese è diviso in due"
Attesa. E poca voglia di commentare almeno fino a che non ci saranno dei dati più certi. A un’ora e mezza dalla chiusura delle urne è ancora troppo presto.
Lo dice subito Sandra Savino, candidata deputata uscente di Forza Italia, candidata al collegio uninominale della Camera nel Medio e Alto Friuli e nel listino proporzionale. «Se i dati vengono confermati – si limita ad affermare – dovremo prendere atto del risultato dei Cinque Stelle. Quello che possiamo dire, per il momento, è che il Paese è diviso tra Nord e Sud. Per ora non è il caso di fare commenti su dati che non sono ancora certi, è meglio per tutti aspettare».
Non nasconde la delusione invece Alessandro Colautti candidato alla Camera nel listino proporzionale con “Noi con l’Italia -Udc” «Al momento a livello nazionale – afferma – vedo una situazione davvero molto confusa. Come abbiamo sempre detto, il nostro obiettivo era arrivare al tre per cento, risultato che avrebbe avuto un traino anche sulle prossime elezioni regionali. Purtroppo questo obiettivo per adesso è ancora lontano e ovviamente dispiace molto se dovessero essere confermati questi primi dati».
«Per quanto riguarda la coalizione di centrodestra – aggiunge poi – per adesso è un risultato che posso definire sotto le aspettative. Certo, prima di sbilanciarci bisogna aspettare i dati definitivi, solo allora potremo fare tutte le considerazioni del caso. Ripeto, quel che è certo è che a livello nazionale la situazione non è affatto chiara e stabile, anzi tutt’altro».
Nel centrodestra, dunque, si preferisce attendere. Ma a trapelare è una certa delusione anche se nessuno vuole sbilanciarsi prima del dovuto.
Quello delle politiche rappresenta, del resto, un banco di prova anche per le elezioni regionali del prossimo 29 aprile. Quindi prima di qualsiasi commento, prima di azzardare un’analisi, prima di avviare un ragionamento di coalizione “a caldo” tutti vogliono aspettare e avere dati certi.
«Aspettiamo, sì non è ancora il caso di fare commenti» queste sono le parole che rimbalzano da un partito all’altro. Sarà una lunga notte elettorale per tutti, anche per il centrodestra del Friuli Venezia Giulia. E per tutti i candidati alla Camera e al Senato.
Vittoria storica per i grillini
«Se i primi exit poll fossero confermati sarebbe un grandissimo risultato. Ma prima di fare qualsiasi commento preferisco aspettare i risultati definitivi». Stefano Patuanelli, capolista del Movimento 5stelle al Senato nel proporzionale, non si sbilancia. Sa che il Movimento ha fatto una buona performance, ma per gioire fino in fondo c’è tempo.
Domenica sera, intorno alla mezzanotte, la percentuale dei voti assegnati dagli exit-poll e dalle prime proiezioni oscillava tra il 30 e il 33 per cento. Inferiore a quel 40 per cento indispensabile per governare, ma comunque in linea con le aspettativa anche perché, se sarà confermata, decreta il M5s primo partito in Italia. «Al momento preferisco non dire altro, ma se si conferma questo trend possiamo considerarci soddisfatti», ha ribadito Patuanelli, guardandosi bene dallo sbilanciarsi su possibile alleanze. Tutto questo mentre i commentatori politici si lasciavano andare in possibili accordi tra M5s e Lega, delineando il possibile governo della protesta. Patuanelli, però, ha riportato il dibattito a termini più reali ricordando che «senza il conteggio dei risultati raggiunti nell’uninominale ogni discorso è inutile».
Impossibile strappare un commento più dettagliato anche al coordinatore grillino Paolo Menis: «Abbiamo ricevuto indicazioni di non fare dichiarazione fino a quando non saranno disponibili i risultati definitivi». Questa l’unica frase ripetuta da Menis , mentre il telefono di Elena Bianchi, la candidata al secondo posto per palazzo Madama, squillava a vuoto.
Inutile dire che molti delusi del centrosinistra e anche del centrodestra hanno votato il Movimento5stelle. L’asticella tra il 30 e il 35 per cento lo conferma, sempre se i dati saranno confermati, il M5s è il primo partito in Italia.
Sonego (Leu): punito il renzismo
Il senatore uscente Lodovico Sonego risponde al telefono pochi minuti prima di mezzanotte e commenta a caldo il risultato del suo partito, Liberi e Uguali e la geografia politica che si sta delineando, man mano che i dati veri cominciano ad affluire. Gli exit poll danno LeU tra il 3,5 e il 5,5 per cento, la prima proiezione per il Senato con il 12% del campione, valuta il partito dei fuoriusciti dal Pd al 3,3 per cento, una percentuale appena sufficiente per entrare in Parlamento.
«Ci sarà una presenza parlamentare di LeU ed è già un risultato - osserva Sonego -. Avere il 5 o il 6 per cento, per la nostra forza, farebbe comunque la differenza, ma da un punto di vista politico è che noi saremo presenti nelle due Camere, anche se la nostra presenza non è finalizzata a costituire una maggioranza per governare. La nostra presenza politica, nella prossima legislatura che si andrà ad aprire, avrà lo scopo di contribuire al processo di ricostruzione del centrosinistra unico e unito. L’obiettivo è questo, ritrovare un centrosinistra dopo il superamento del renzismo».
Molto severo il giudizio del senatore pordenonese sul segretario Pd. «Renzi? Ci hanno pensato gli elettori a mandarlo fuori gioco - aggiunge -, manifestando una delusione profonda per le sue politiche. C’è stato un generalizzato e forte voto di protesta della gente che ha scelto i Cinque Stelle, è l’altra faccia della medaglia della delusione che deriva dal Pd di Renzi. Gli elettori lo hanno punito, la sua stagione si è rivelata un fallimento, questo è il risultato al quale ci troviamo davanti».
Sonego analizza anche l’andamento del centrodestra, che come si evince da tutte le proiezioni, ha due anime: quella leghista di Salvini e quella forzista di Berlusconi. «Tra Lega e Forza Italia ci sono differenze in un contenitore abbastanza omogeneo - commenta l’esponente di LeU -. I due pilastri, a mio avviso, sono equipollenti, si equivalgono e così sarà alla fine, se non accadono sconvolgimenti. Cosa accadrà da domani? Si dovrà meditare molto su questo voto, servirà un approfondimento serio di tutti i partiti che compongono il Parlamento. Non possiamo comunque strologare sull’utilizzo del voto in chiave di un possibile Governo. Questo è prematuro, spetterà al presidente della Repubblica dirimere la matassa».
Tra LeU e Pd c’è stato pure un battibecco, in tarda serata durante una trasmissione di approfondimento di Antenna 3 tra il dem Salvatore Spitaleri e un rappresentante veneto di LeU. Accuse reciproche con i soliti argomenti: “voi avete fatto vincere la destra”, “no, siete stati voi a fare poltiche di destra”. Intanto così hanno perso tutti.
Patto per l'autonomia: l'obiettivo è il 29 aprile
«C’è grande incertezza, mi pare di intuire che al Senato il centrodestra prenderà il seggio in provincia di Pordenone. In ogni caso il dato rnon è commentabile, posso dire solo che sarà un problema di Mattarella».
Neppure Markus Maurmair, l’uomo di punta del Patto per l’autonomia nel pordenonese, può sbilanciarsi anche se sa che sarà davvero difficile che il movimento autonomista riesca a superare il 20 per cento a livello regionale.
«Aspettiamo di vedere e valutare i voti finali, posso solo dire che a Valvasone stiamo prendendo voti, poi staremo a vedere dove andremo a posizionarci. Sappiamo benissimo che raggiungere il 20 per cento a livello regionale è un traguardo non raggiungibile: il nostro obiettivo era iniziare a seminare il seme del movimento autonomista».
Maurmair sta con i piedi per terra e ribadisce che il progetto del Patto è costruire un percorso solido per le regionali. Tornando agli exit-pool e alle prime proiezioni, l’autonomista candidato alla Camera rileva: «La Lega viene data più avanti di Forza Italia e se questo dato sarà confermato apre qualche dubbio rispetto alla leadership proposta a livello regionale. Non so se Riccardi ha il posto garantito. La Lega anche di fronte a un governo di coalizione o al ritorno alle urne, potrebbe rivendicare la sua egemonia al nord e quindi anche in Friuli Venezia Giulia. Questi, però, restano affari degli altri». Maurmair conclude sottolineando che questo per il Patto «è un test, un punto di partenza».
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