Elezioni 2018, il programma di Fontanini: «A Udine molte donne hanno paura di uscire la sera, non è tollerabile»

La visita di Salvini a Palazzo Belgrado è saltata per permettere al leader del Carroccio di provare a chiudere il capitolo regionali superando i mal di pancia della base, ma il presidente della Provincia Pietro Fontanini non ha perso il sorriso anche perché finalmente tutta la coalizione ha deciso di sostenerlo nella corsa al Comune di Udine indipendentemente – o almeno così dicono – dal “nodo Tondo”. L’insegnante ed ex senatore e deputato, vuole restituire a Udine il ruolo politico smarrito. «Io sono sempre stato tranquillo. Ho accettato di candidarmi perché sento di avere una responsabilità nei confronti di Udine e del Friuli. Vedo una città che deve recuperare tante cose e per farlo deve diventare la vetrina del Friuli ospitando il meglio di tutto il territorio».
Ma come mai gli udinesi hanno dovuto aspettare così tanto per avere un candidato unitario del centrodestra?
«La verità è che dopo l’addio di Blasoni si è creato un vuoto in Forza Italia e questa situazione ci ha costretto ad attendere i giochi regionali coinvolgendoci in questo periodo di turbolenza che finalmente si è chiuso».
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L’impressione però è che Udine sia stata trattata dal centrodestra come una pedina nello scacchiere politico regionale.
«Io avrei preferito chiudere tutto prima delle politiche, ma si è voluto attendere il 4 marzo e poi inevitabilmente è stato necessario rivedere alcuni equilibri. Noi però l’accordo su Udine l’avevamo già chiuso in dicembre e da quella volta non abbiamo mai smesso di lavorare. Per questo dico che sono sempre stato tranquillo, contavo sull’appoggio di tutta la coalizione».
A che punto siete?
«Stiamo chiudendo le liste che saranno cinque (a Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia e Identità civica si è aggiunta anche Autonomia responsabile, ndr) e raccogliendo le firme, questione di giorni penso e inizieremo a presentare la squadra».
In cima al programma c’è sempre la questione sicurezza?
«Certo, perché la gente non si sente tranquilla, in certe zone di sera le donne non escono di casa e questo non va bene. Per questo intendo riproporre la sperimentazione delle squadre di sicurezza già avviata a Pordenone per aiutare le forze dell’ordine a controllare il territorio».
Ma i dati indicano che i reati sono in calo.
«I numeri contano poco. Noi dobbiamo dare risposte ai cittadini e se c’è una diffusa percezione di insicurezza significa che è necessario fare di più e invertire la direzione per non peggiorare ulteriormente le cose. La sera capita sempre più spesso di vedere personaggi loschi ed è necessario bloccare lo spaccio di droga che purtroppo coinvolge anche i ragazzi delle scuole medie, una cosa inaccettabile».
Quando dice che è necessario invertire la rotta vuole evidenziare delle responsabilità dell’attuale amministrazione?
«Di sicuro è stato un errore affidare all’Uti la polizia locale. Io cercherò di riportarla immediatamente indietro. Le Uti andrebbero abolite e se non sarà possibile farlo cercheremo di accorparle, in provincia di Udine ne servirebbero due e non dieci. E potrei fare anche altri esempi».
Dica, dica...
«Il più grande errore di Honsell è stato quello di pensare troppo ad altre persone che arrivano da lontano e poco agli udinesi. Trasmettendo un messaggio di grande ospitalità ha contribuito a provocare un collasso nella gestione di un fenomeno complesso come quello dell’immigrazione. Dobbiamo far percepire ai migranti che Udine non sarà più una città di buonisti, ma una città nella quale si pretende il rispetto delle regole. Tolleranza zero quindi nei confronti di chi si finge rifugiato politico e commette reati. Dobbiamo inoltre pretendere che non venga superato il numero di migranti stabilito dal Ministero mentre oggi ce ne sono il triplo e si tratta quasi esclusivamente di migranti economici».
Sicurezza e immigrazione. C’è anche dell’altro o è tutto qui?
«L’obiettivo principale è rilanciare Udine tornando a fare gli interessi dei residenti e cercando di rianimare la città ospitando il meglio dell’enogastronomia, della cultura, del teatro e della musica del territorio. Oggi si è perso l’orgoglio di rappresentare il Friuli. Per riportare gente a Udine è necessario rendere la città più accessibile riducendo il costo dei parcheggi, potenziando il trasporto pubblico con bus più piccoli e meno impattanti e anche i collegamenti ferroviari della linea Udine Venezia che è stata penalizzata rispetto alla Trieste Venezia la sosta».
In molti però l’accusano di non essere udinese e di conoscere poco la città.
«La mia famiglia ha avuto per 40 anni un negozio di elettrodomestici in piazzale Cella. Io abito a Basaldella, ma ho sempre lavorato a Udine come insegnante dello Stringher e anche da sindaco di Campoformido ho lavorato per migliorare i collegamenti con l’hinterland, non a caso da presidente della Provincia ho voluto l’eliminazione del passaggio a livello di Santa Caterina. Ma bisogna fare di più migliorando la viabilità e realizzando piste ciclabili senza però fare i pasticci che a Udine hanno finito col creare più disagi che altro creando pericoli per i ciclisti».
Stando alle classifiche però la qualità della vita è migliorata, non è d’accordo?
«Ma dove? Se esco a piedi devo stare attendo a non inciampare, i marciapiedi sono disastrati e le strade sono piene di buche. Inutile riempirsi la bocca di paroloni se poi mancano le cose fondamentali. La gente vuole cose semplici e chiede soprattutto di essere ascoltata per questo farò l’assessorato all’ascolto e con tutta la coalizione siamo partiti proprio dagli incontri con i cittadini per elaborare il nostro programma».
Che idee avete su via Mercatovecchio?
«La situazione purtroppo è compromessa a meno che, come ci auguriamo, il Tar non dia ragione ai commercianti. Creare un altro contenitore vuoto come fatto con piazza XX Settembre non avrebbe alcun senso, prima bisogna pensare a un progetto per renderla attrattiva».
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E del bando di idee su piazza Primo Maggio cosa pensa?
«Che è stato un flop. Non c’è stato un vincitore e mi pare non siano emerse grandi idee. Personalmente ritengo sia importante valorizzare il collegamento con il colle del castello per questo ritengo che l’ascensore sia una priorità anche perché stiamo parlando di un luogo bellissimo che ha anche una forte valenza storica e simbolica essendo stato sede del patriarcato. Con la Provincia abbiamo cercato di sfruttare la storia del Friuli in chiave turistica e anche Udine dovrebbe fare lo stesso. Palazzo Belgrado deve diventare sede degli uffici comunali mentre la parte nobile potrebbe essere destinata a contenitore culturale per ospitare esposizioni artistiche. Oltre a Tiepolo e Quaglio non dobbiamo dimenticare l’arte lignea dove vantiamo artisti come Domenico da Tolmezzo».
Ritiene che la Lega possa ripetere alle comunali l’exploit delle politiche?
«Passare dal 3,5 al 20% è stato un risultato incredibile. Sappiamo che la partita per Udine non sarà facile, ma la gente è stufa delle fotocopie (il riferimento è al candidato del centrosinistra Vincenzo Martines considerato “erede” di Honsell, ndr”) e anche dei balletti (in questo caso invece il pensiero corre ai trascorsi nel centrosinistra del leader di Prima Udine, Enrico Bertossi, ndr) e cerca idee chiare e programmi concreti per cui penso che la Lega sarà protagonista e che il centrodestra abbia le carte in regola per arrivare al ballottaggio e vincere».
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