Elezioni regionali in Fvg, promossi in Consiglio soltanto sei sindaci su venti

Alcuni si sono dimessi in anticipo e non ce l’hanno fatta. Tra gli esclusi anche chi ha contestato le Uti come Molinaro, Ovan e Zanor
San Daniele del Fiuli 29 Aprile 2018 seggi Agenzia Petrussi foto Turco Massimo
San Daniele del Fiuli 29 Aprile 2018 seggi Agenzia Petrussi foto Turco Massimo

UDINE. La corsa dei sindaci in carica per un posto in Regione si è chiusa 20 a 6, se va benissimo 20 a 7. Se la consigliera regionale della Lega nord Barbara Zilli, eletta nei collegi di Tolmezzo e Udine, deciderà di far spazio al sindaco leghista di Cercivento, Luca Boschetti, solo sette primi cittadini in carica siederanno tra i banchi del consiglio regionale. Gli altri, pur avendo ottenuto anche migliaia di preferenze, non faranno parte della partita.

Votato solo da 109, il sindaco di Venzone lascia


Lo sa bene il sindaco di Venzone, Fabio Di Bernardo, che non ha retto la delusione per aver preso un numero di preferenze, 240 nel collegio di Tolmezzo, 109 a Venzone, troppo basso rispetto alle aspettative.

Ferito dal risultato raggiunto nel suo comune, Di Bernardo si è dimesso. È convinto di non aver ricevuto la giusta ricompensa per i risultati ottenuti a Venzone.

Al momento, Di Bernardo è l’unico ad aver gettato la spugna. Alcuni suoi colleghi sono stati costretti a farlo entro lo scorso 19 gennaio, un anno prima della scadenza naturale, per poter partecipare alla competizione visto che la legge non ammette la candidatura dei sindaci in carica nei Comuni con più di 3 mila abitanti.

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Nonostante gli sforzi fatti non a tutti è andata bene. Ce l’hanno fatta Furio Honsell e Piero Mauro Zanin: entrambi sono stati eletti in Regione, quest’ultimo con mille 909 preferenze nelle file di Forza Italia, il primo con mille 875 in Open Fvg, mentre all’ex sindaco di Gemona, Paolo Urbani, in quota Udc, non sono bastate le mille 587 preferenze raccolte nel collegio di Tolmezzo.

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Lo stesso è accaduto a Marco Zanor, l’ex sindaco di Martignacco che ha totalizzato 259 preferenze correndo con i Fratelli d’Italia. Nel pordenonese, Progetto Fvg di Sergio Bini ha eletto il sindaco di Fiume Veneto, Christian Vaccher (834).

Niente da fare, invece, per i sindaci dimissionari forzisti di Sacile e Spilimbergo, Roberto Ceraolo (mille 664) e Renzo Francesconi (mille 438), beffati dalla consigliere regionale uscente Mara Piccin ma soprattutto dai pochi voti, rispetto alla precedente tornata, presi da Forza Italia che ha visto ridurre a uno gli eletti nella provincia di Pordenone.

Meno traumatica la sconfitta dei sindaci dei comuni più piccoli che, tranne Di Bernardo, restano al loro posto. Si tratta dei primi cittadini di Colloredo di Monte Albano, Luca Ovan (595), di Moggio Udinese, Giorgio Filaferro (621), di Trivignano Udinese, Roberto Fedele (600) e di Cavasso Nuovo, Emanuele Zanon (818), tutti al seguito di Progetto Friuli.

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Restano al palo il sindaco di Carlino Diego Navarria (487), mentre Giampaolo Bidoli di Tramonti di Sotto (395) proposto dal Patto per l’autonomia lo rappresenterà in consiglio regionale insieme al sindaco di Mereto di Tomba, Massimo Moretuzzo (1.211).

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Non hanno conquistato i banchi di Forza Italia neppure i sindaci di Santa Maria la Longa, Igor Treleani (1.284), di Forgaria, Pierluigi Molinaro (1.191) e di Visco, Elena Cecotti (185).

Tra i banchi del Carroccio, invece, troverà posto il sindaco di Brugnera, Ivo Moras (1.656), mentre resta da sciogliere il nodo dell’elezione in due collegi di Barbara Zilli che coinvolge il sindaco di Cercivento Boschetti e l’ex sindaco di Pasian di Prato, Lorenzo Tosolini.

Entrambi sgomitano per andare a Trieste ma la decisione deve essere ancora presa.

Facile notare che il popolo dei sindaci ha “invaso” soprattutto le liste del centrodestra, soprattutto quelle di Forza Italia e del Progetto Fvg. Molti sono i cosiddetti sindaci ribelli da sempre contrari alle Uti.

Da segnalare fra l’altro che il quadro potrebbe modificarsi nel caso in cui, come chiesto da Fedriga, chi viene nominato assessore deve dimettersi da consigliere. Molti sindaci ed ex della coalizione di centrodestra sono infatti giunti primi dei non eletti.

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