Elia è morto la sera in cui è scomparso

TRAMONTI DI SOPRA. Elia Pellegrinuzzi è spirato mercoledì sera, il giorno stesso in cui è scomparso. È l’unica certezza emersa, ieri mattina, dall’esame esterno della salma all’obitorio di Maniago. Pensiero che forse potrà dare un po’ di conforto, in questo terribile momento, alla famiglia del 29enne maniaghese.
Posto che il decesso è stato causato da una tragica fatalità e che è esclusa ogni responsabilità di terzi, solamente l’autopsia potrà fare luce su che cosa sia successo al giovane tecnico informatico, disperso durante una battuta di pesca sul torrente Silisia con il padre Giuseppe.
Spetterà alla Procura disporre eventualmente ulteriori accertamenti, una volta esaminata la documentazione. Il referto dell’esame esterno e la relazione dei carabinieri di Meduno sono stati trasmessi ieri pomeriggio al pm Monica Carraturo.
Da quanto si è appreso, l’ispezione cadaverica, effettuata ieri mattina dal medico legale Lucio Bomben, non ha consentito di accertare le cause del decesso.
Circostanza inusuale, visto che nel 99 per cento dei casi già con l’esame esterno l’anatomopatologo è in grado, perlomeno, di esprimere un orientamento sulle cause della morte. In questo caso, il mistero permane: ciò è dovuto anche al fatto che il giovane è stato ritrovato quattro giorni dopo il decesso.
Non sono stati riscontrati traumi importanti o fratture visibili all’esterno né all’apparenza il corpo di Elia presentava segni del morso di una vipera o di una puntura di insetto. Ma i vari giorni di permanenza all’addiaccio e il tempo trascorso hanno reso difficile l’acquisizione di elementi in tal senso.
Sarà il pm Carraturo, titolare del fascicolo, disporre, o meno l’autopsia. Decisione che potrebbe prendere già nella giornata odierna, dopo aver esaminato le carte.
Intanto la salma rimane a disposizione della magistratura all’obitorio dell’ospedale di Maniago. Essendo stata esclusa ogni responsabilità di terzi, la procura potrebbe ritenere sufficienti gli elementi acquisiti dai carabinieri di Meduno.
Il 29enne è stato trovato domenica mattina in una radura circondata da dirupi, seminascosto da un arbusto, sotto il traliccio dell’alta tensione, a Chiarzuela.
Prima di accasciarsi, si era sfilato le scarpe, che si trovavano a un paio di metri di distanza, insieme alla canna da pesca.
Intorno al corpo i soccorritori non avevano notato segni di scivolamento o caduta (anche se pure questa ipotesi non viene al momento esclusa dagli inquirenti in attesa di avere riscontri da esami più approfonditi).
Lo spiazzo si trova a metà del costone che parte dal torrente Silisia, a una trentina di metri dalla strada che porta da Chievolis alla cava di Cà Selva, dove era stato allestito il campo base dei soccorritori.
Il fatto che Elia fosse scalzo, apre vari scenari. È possibile che il giovane sia stato colto da un malore, forse sfinito dalla fatica della risalita lungo il pendio scosceso o dal lungo vagare nei boschi, oppure da uno shock anafilattico, causato dal morso di una vipera o dalla puntura di uno o più insetti. Lo stesso papà di Elia, Giuseppe, propendeva per l’ipotesi del morso di vipera.
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