Elicottero caduto a Pasiano, i testimoni: «Hanno chiesto ripetutamente aiuto, mimando una gola tagliata»

L'elicottero precipitato a Pasiano di Pordenone: parlano i testimoni. «Prima diversi passaggi, poi il botto. Pensavamo a due F-16». L’assessore comunale Marta Amadio ha chiamato il 118: conviviamo con la paura per quei voli

PASIANO. «Hanno chiesto ripetutamente aiuto, mimando una gola tagliata». Marta Amadio, assessore al Bilancio del Comune di Pasiano, abita a pochi passi dall’aviosuperficie.

E’ stata lei a chiamare il 118: due dei nove austriaci che stavano compiendo un’escursione con l’autogiro, hanno suonato il campanello di casa sua, la più vicina al luogo dell’incidente.

Precipitano con l’elicottero

Poi, a bocce ferme, raccoglie l’umore dei residenti: «La gente è preoccupata: deve stare con gli occhi all’insù, nella paura che qualcosa possa sempre succedere. Nonostante la pista sia chiusa, i voli continuano».

Giorgio Marson abita in via Frascade. «Li avevo visti atterrare», racconta.

Il nipotino aveva chiesto al nonno di poterli vedere, gli autogiri.

«Così, in bicicletta, sono andato al campo. Mi hanno chiesto se si poteva mangiare, ma ho risposto che quel locale è chiuso da tempo. Nel frattempo gli ultraleggeri erano stati rimessi in moto e io ho ripreso la strada di casa».

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Una volta rientrato, l’incidente. «E’ stata mia moglie – prosegue il suo racconto – a dirmi che forse era successo qualcosa, perché aveva sentito un botto. Ma io ho pensato ai due F-16 che poco prima avevano sorvolato la zona. Poi la sirena dell’ambulanza, e abbiamo capito che qualcosa di grave era successo».

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Per la terza, volta, puntualizza un’altra residente, che abita quasi sulla linea di volo. Conta l’autogiro – che tutti chiamano elicottero –, un ultraleggero caduto sul suo campo di mais, senza feriti, e quello caduto all’interno del Podere dell’angelo, il 4 giugno 2011, con i due occupanti morti.

«Qui i voli non sono mai cessati – rileva Marta Amadio –, manovre continue ed assordanti, anche durante la settimana, anche a ridosso delle case. Per noi residenti è una questione di sicurezza: vivo qui da una vita e questo pericolo si percepisce costantemente. La gente, qui in campagna, ha le sue proprietà, i suoi campi: deve sempre stare con gli occhi al cielo, per paura che qualcosa cada. La gente – scandisce ancora – è preoccupata».

L’esponente della giunta di Pasiano, come detto, è stata colei che ha chiamato i soccorsi.

«La mia casa è la più vicina, raggiungibile a piedi. Due uomini, correndo, sono venuti verso di me gridando “aiuto”. Ho chiamato il 118 e spiegato cosa era accaduto: in pochi minuti l’ambulanza era sul posto. I due, intanto, continuavano a mimare il gesto della gola tagliata e pertanto temevo il peggio. Ho chiesto se i feriti erano stati lasciati soli e mi hanno detto che c’erano altre persone, con loro».

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Gianmarco Venier, per tutti Jimmy, portiere del Casarsa, aveva visto quei cinque autogiri «salire. Quattro hanno ripetutamente volato sopra la nostra casa, il quinto, quello che poi sarebbe caduto, faticava a prendere quota ed era distante, più vicino all’aviosuperficie. Quello rosso (coinvolto nell’incidente, ndr) volava verso sud prima di virare verso il basso, gli altri quattro verso est. Nel frangente sono passati anche due F-16 tanto che, sentendo il botto dall’interno della casa, temevo si fossero scontrati proprio questi».

Il padre di Gianmarco, Giorgio, stava andando a fare la spesa: «Sono stato fermato da due stranieri, che mi facevano il gesto del collo tagliato. Parlavano in inglese. Faticavo a capirli, li ho accompagnati da Marta Amadio, che ha chiamato i soccorsi».

L’incidente, oltre alla comitiva di austriaci, non ha avuto altri testimoni.

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