Elsa Martin: «Nel 2014 uscirà il nuovo album dal sound genuino»

La cantante friulana è fra gli otto finalisti del premio Bindi «Non mollo la mia strada autoriale, ma è difficile imporsi»

Nulla la smuove, tanto più la via corta del compromesso. «Sono fedele al progetto di musica d’autore, mi sono legata voce, mani e piedi, ci credo e sarebbe un tradimento abbandonarlo». Il commerciale proprio non entra nella testolina di Elsa Martin, tolmezzina trentenne con un disco fatto e finito, “vERsO”, e con una collezione di riconoscimenti piuttosto invidiabile.

Finalista al Tenco, vincitrice del Parodi, tra gli otto super scelti del Bindi, altro fulcro granitico del sound di nicchia. Mica male, d’altronde la regola del sistema non corrisponde a quella scaltra di certi altri universi del lavoro, dove chi tira il sedere indietro solitamente vince. Il furbetto dell’ufficio, ecco. No, sul palcoscenico chi vale trionfa, poche storie. Non c’è telefonata di sostegno, non c’è la spinta irregolare. Sei tu con davanti una platea. Questo conta.

Elsa, poi, è una giovanotta di una volta, certi principi da salvaguardare, innanzitutto. Canta divinamente, possiede timbri di varie forge, predilige il friulano, ma l’italiano lo sta coccolando come si deve e, se serve, gorgheggia pure in sardo. O in inglese, all’occorrenza. Ma soprattutto è autrice di se stessa, accetta volentieri collaborazioni se di valore e gira l’Italia. Fa concerti, non manca un festival, osserva, riempie la sua rubrica, si mescola a gente intrigante, insomma, non conosce ozio.

- Allora, qual è la sua posizione geografica attuale, Martin?

«Santa Margherita Ligure. Un posticino delizioso e snob. Non è vacanza, seppure guardo in faccia il sole e vedo gli altri prenderlo. In compenso far parte dei magnifici otto del Bindi (duecento i cantanti ammessi, ndr) ripaga».

- Con quale magia porterà dalla sua la giuria?

«Il titolo è “Agosto”, la musica è mia e i testi sono di Luca Basso dei Fabularasa, un gruppo pugliese. Anche lui uno dei tanti simpatici compagni di nottate al Tenco».

- Un nomadismo necessario per edificare un successo?

«Piacevole pure, no? È fondamentale toccare più porti possibili. L’arricchimento è compreso nel prezzo».

- Ah, ci stavamo dimenticando di un terzo posto al Città di Loano.

«Dietro Enzo Avitabile e a Mario Incudine, beh, ci sto da dio. Siamo passati sotto gli ascolti severissimi di una sessantina di giornalisti specializzati».

- E il tour continua...

«Ovviamente sì. Con un cambio d’abito. Lascerò a casa “Agosto” e mi porterò dietro “Il trucco”, scritta in combutta con Rebi Rivale, friulana pure lei».

- Come si arriva a entrare dalla porta principale delle grandi case di produzione italiane?

«Utopico come concetto, direi. Lo si guarda davvero da lontano, di ’sti tempi cupi. Certo, è uno degli obiettivi di un cantante, non l’unico. Difficile imporre in quei posti lì, devi rassegnarti a cambiare».

- E questo non le va giù...

«Potrebbe anche, dipende. Non prevedo metamorfosi totali, ecco. Resto nel mio, canto e suono il mio. Potrei limare qualcosa, adattarmi nei piccoli gesti. I ribaltoni no grazie».

- È stata recentemente supporter del concerto di Al Di Meola. Però.

«Eh sì, momenti utili all’autostima».

- Come si vive di musica?

«Si vive. Io, tra l’altro, insegno pure canto. E questa la considero una base. I calendari si riempiono e di serate ne fai. C’è un tour in Sardegna, fra poco».

- vERsO è il primo album. Non lo vogliamo mica lasciare da solo?

«Ne stiamo forgiando un altro, per il 2014. Sound genuino, senza orpelli. C’è bisogno di semplicità».

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