Emergenza profughi finita, 50 hanno deciso di restare
UDINE. Dopo aver speso 1,3 miliardi di euro, il governo italiano ha consegnato nelle loro mani 500 euro con un titolo di viaggio equivalente a un passaporto e li ha liquidati così.
Era il primo marzo, giornata internazionale per i diritti dei migranti, e finiva così per migliaia di profughi l’avventura italiana. Percorsi di inserimento incompiuti, integrazioni a metà, e speranze mozzate un po’ ovunque. Non a Udine, dove la Caritas si è fatta carico di un progetto per aiutare una cinquantina di immigrati che hanno deciso di restare.
Quando, nella primavera del 2011, migliaia di profughi in fuga dalla Libia approdarono sulle coste italiane, in provincia di Udine ne arrivarono 370. Gestita inizialmente dalla Protezione civile, l’emergenza ha subito due proroghe, una a giugno, e l’altra a fine dicembre 2012, dal primo gennaio scorso è passata sotto la gestione delle Prefetture. Molti se ne sono andati nel frattempo, altri hanno trovato lavoro, resta il fatto che a febbraio ce n’erano ancora 20 mila in carico ai centri. La circolare emanata il 18 febbraio scorso è stata esplicita: l’emergenza Nord Africa è finita e i profughi sono liberi di andarsene con 500 euro in mano, e di farsi una nuova vita.
Per molti è lo sbando. Non qui. «Noi da tempo abbiamo scelto un gruppo di persone competenti che hanno lavorato per preparare piccoli progetti di inserimento lavorativo – spiega il direttore della Caritas friulana Luigi Gloazzo – il progetto è terminato, ciò non significa che il 1 marzo queste persone si sono volatilizzate. In previsione di ciò – continua don Gloazzo – nel tempo abbiamo cercato di accantonare un fondo da utilizzare per gestire il periodo di transizione fra l’assistenza totale ai profughi e la loro completa autonomia, lo impiegheremo per garantire un alloggio a queste persone attraverso il pagamento degli affitti per qualche tempo».
Complessivamente sono 50 i profughi dell’emergenza Nord Africa che hanno deciso di fermarsi in Friuli, una decina di loro si trovano in situazioni di particolare vulnerabilità, dal punto di vista giuridico o sanitario quindi sono stati inseriti in un elenco di persone cui verrà garantita comunque assistenza, per ciascuno di loro sarà corrisposta una diaria di 35 euro che coprirà tutte le spese. Per gli altri la situazione è diversa.
«Si tratta principalmente di giovani di età compresa fra i 20 e i 30 anni, provenienti dalla Costa D’Avorio, dal Ghana, Nigeria, Mali, Pakistan, ma non solo – sintetizza Sara De Benedetti, coordinatrice dell’équipe della Caritas composta da nove persone che seguono il gruppo di immigrati, assieme ad alcuni volontari - alcuni avevano frequentato le scuole, altri no, hanno intrapreso percorsi di alfabetizzazione, di formazione professionale, cominciato tirocinii che sarebbe un peccato interrompere. Hanno già compiuto un percorso notevole, e, pur consapevoli della situazione di crisi, hanno deciso di fermarsi qui e cercare lavoro, mentre gli altri sono partiti verso il Nord Europa, altri ancora hanno raggiunto conoscenti o connazionali in località italiane».
E così sono stati alloggiati in immobili dislocati fra Udine, San Daniele, Cividale, Buttrio e Villa Santina, appartamenti da 4 o 6 persone per i quali si pagano 1.000 o 1.200 euro al mese di affitto. La Caritas li aiuterà per qualche tempo, in attesa che diventino autonomi.
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