Emozione e applausi per il reduce Pes e i figuranti d’epoca
CLAUT. Sembra non dover finire mai il corteo che sta per partire dalla località Mariae, mentre si diffondono nell’aria le note delle bande di Orzano e Tamai. Quel lungo serpentone di alpini si apre con un’immagine particolare, di grande impatto, etico e storico.
Davanti a tutti si muove la campagnola del gruppo Ana di Vigonovo, guidata da Davide Canal. Dietro di lui siede Ottavio Pes, circondato amorevolmente dagli altri alpini di Vigonovo. Ottavio Pes, 92 anni, è un reduce, della seconda guerra mondiale, sopravvissuto alle campagne d’Albania e Grecia e al calvario del fronte russo.
Vedendosi fotografare, mentre la campagnola si ferma, Ottavio sorride, con un velo di tristezza legato ai ricordi: «Fermiamo tutti per causa mia! A Claut e in Valcellina conoscevo tanti reduci come me. Oggi sono tutti andati avanti. Io e loro, eravamo tornati. Avevamo riabbracciato le nostre famiglie e le persone care un po’ per fortuna e grazie alla nostra tenacia. In occasioni come questa – conclude di slancio – vedo tanta gente, tanti giovani che seguono i gruppi Ana dandosi da fare come volontari. È una bella cosa, che fa ben sperare per il futuro».
Fra i primi a terminare la sfilata, davanti alla chiesa di San Giorgio, in piazza a Claut, un gruppo di figuranti, con le divise e le armi d’epoca dei due conflitti mondiali. Li coordina Paolo Cedarmas, 52 anni, di Ponteacco. Già sposato, è volontario nel 1991.
Ufficiale di complemento della Brigata Julia, in missione a Catania, dopo che la mafia ha assassinato i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino con le loro scorte. Poi, Paolo diventa un alpino del mondo. Partecipa alla missione di pace Onu in Mozambico nel 1993–94 e, da richiamato, nel 2001 è in Bosnia con l’ottavo Alpini.
«Anche mio papà – afferma orgoglioso – era ufficiale di complemento, impiegato con il Centro operazioni soccorso a Gemona, durante il terremoto del 1976. Dopo che mi hanno congedato – conclude Paolo – mi occupo del Plotone puniti. Ci chiamiamo così a ricordo della naia, per la nostra esuberanza che ci porta a sfilare con le divise d’epoca in tutte le adunate».
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