Entro il 2026 arriva in Friuli il 5G: ma i comitati non ci stanno e si mobilitano contro la tecnologia

Una circolare dell’Agcom ha definito in maniera più chiara il perimetro del provvedimento: nei 7 comuni del Fvg afflitti dal Digital divide (svantaggiati sotto il profilo delle connessioni internet) è garantito il servizio per almeno il 90 per cento della popolazione entro quattro anni e mezzo

Qual è il prezzo da pagare per l’iper-connessione? Per avere, cioé, dispositivi mobili sempre più performanti, che “prendono” ovunque, capaci di scaricare una mole di dati sempre maggiore in frazioni di tempo sempre minori? Sono le domande che agitano il dibattito sullo sviluppo della rete cellulare di ultima generazione, il 5G, destinata a diventare realtà nell’arco di qualche anno anche in Italia, dopo l’avvio della sperimentazione che per il momento riguarda le grandi città.

E in Friuli Venezia Giulia? Se ne parla, eccome. Non fosse altro perché sette comuni della nostra regione figurano tra i 120 in cui è prevista, come da decreto dell’Agcom, la garanzia dell’installazione dei ripetitori della nuova tecnologia di trasmissione cellulare entro il 2026. Nel frattempo, anche in Friuli, sono nati i comitati per contrastare l’installazione dei ripetitori: protestano perché ritengono il 5G pericoloso per la salute pubblica.

Non si sperimenta. La prima delibera dell’autorità garante per le comunicazioni, complice il puntuale ricorso al burocratese, aveva dato adito alle polemiche sul fatto che la sperimentazione delle infrastrutture tecnologiche sarebbe partita dai 120 piccoli comuni italiani.

Una circolare dell’Agcom, diffusa dopo la levata di scudi degli stessi sindaci, ha definito in maniera più chiara il perimetro del provvedimento: la sperimentazione viene attuata nei comuni di Milano, Prato, L’Aquila, Bari e Matera, mentre nei comuni afflitti dal Digital divide (svantaggiati sotto il profilo delle connessioni internet: in Fvg sono Ragogna, Pontebba, Bordano, Resiutta, Lauco, Comeglians in provincia di Udine; Tramonti di Sopra nel Pordenonese) è garantito il servizio per almeno il 90 per cento della popolazione entro quattro anni e mezzo dalla disponibilità delle frequenze e dopo che sono stati coperti tutti i comuni con più di 30 mila abitanti e tutti i capoluoghi di provincia.

Quindi non è prevista una vera e propria sperimentazione nel calderone della partita della cessione della frequenza; è bensì in ballo l’offerta di servizi commerciali a carico delle compagnie telefoniche.

Sindaci in trincea. A leggerla così si tratterebbe quindi di una misura vantaggiosa che strizza l’occhio ai piccoli comuni della montagna friulana e non, come pareva da una prima, diffusa interpretazione della delibera Agcom, della volontà di testare la tecnologia in centri periferici. Prima del chiarimento i sindaci dei territori coinvolti, preoccupati, si erano mossi con decisione per capire le ricadute del provvedimento sui loro territori: a Comeglians il sindaco Stefano D’Antoni si era confrontato con i comitati Stop5G, mentre a Ragogna, il primo cittadino Alma Concil ha coinvolto l’Arpa per avere rassicurazioni sulla vicenda.



Il ruolo dell’Arpa. Quando verrà progettata la rete 5G in Friuli Venezia Giulia (i primi ripetitori potrebbero essere installati a Udine e Trieste entro la fine dell’anno), Arpa sarà tenuta a valutare già in via preventiva, cioè in fase di progetto, la compatibilità dell’impianto «con i valori di legge, cosa che già svolgiamo per ciascun impianto del territorio – spiega in una comunicazione l’agenzia regionale –. La verifica del rispetto dei valori di legge è effettuata poi anche tramite monitoraggi sul territorio. Arpa Fvg è in contatto con le altre Agenzie per l’ambiente del territorio nazionale per l’applicazione delle procedure di misura».

Crociata dei comitati. Anche in Friuli sono nati comitati regionale e provinciali per dire no all’adozione della nuova tecnologia. Nelle scorse settimane, i referenti dei gruppi anti-5G hanno inviato ai sindaci dei paesi coinvolti nel piano dell’Agcom una lettera-appello nella quale sostengono che con il potenziamento del segnale «vengono introdotte nuove radiofrequenze molto alte (onde millimetriche), mai utilizzate prima su ampia scala, che risultano prive di studi preliminari sul rischio per la salute della popolazione esposta.

La frequenza di 26 Ghz, che è stata assegnata per il 5G, insieme ai 700 MHz e ai 3,6 Ghz ,in aggiunta alle esistenti, è molto più alta di quelle attualmente in uso, e i suoi effetti per uomo e ambiente restano inesplorati. Esistono tuttavia studi scientifici pregressi che hanno riscontrato, in correlazione all’esposizione a questo tipo di frequenze, danni alla pelle e agli occhi, modifica dell’espressione genica, alterazione del ritmo cardiaco, antibioticoresistenza, ed altro ancora».

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