Era latitante dal 2010 per spaccio a Maniago, può rientrare dal Marocco

Giovane immigrato nel mirino della Dda s’era rifugiato all'estero. Condannato in contumacia ha chiesto la revisione della sentenza: concessa

MANIAGO. Quando nell’ottobre del 2010 i carabinieri bussarono alla sua porta per arrestarlo, Abdellay Belkorchi non si fece trovare. Il 24enne marocchino domiciliato a Maniago aveva fatto perdere le sue tracce. Una lunga latitanza sulla quale pesava – il verbo al passato è d’obbligo visti gli sviluppi della vicenda – una condanna in contumacia a due anni e due mesi di reclusione per spaccio di droga. L’extracomunitario, saputo che nel frattempo la Corte costituzionale ha dichiarato illegittima la legge che dal 2006 puniva il traffico di sostanze stupefacenti, non ha perso tempo: ha chiesto dal Marocco una revisione della sentenza. Giovedì scorso il Giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Trieste gli ha dato ragione e ora Belkorchi può rientrare in Italia, avendo goduto anche della sospensione condizionale della pena.

La maxi operazione. La maxi operazione era scattata nell’ottobre 2010 su ordine della Direzione distrettuale antimafia di Trieste e aveva portato all’arresto in regione di una cinquantina di magrebini. In provincia di Pordenone il provvedimento restrittivo aveva riguardato unicamente Belkorchi e il fratello di quest’ultimo, finito ai domiciliari. Abdellay durante le perquisizioni dell’Arma si trovava in madrepatria: non aveva fatto più rientro sul territorio italiano. La posizione del fratello, assistito dall’avvocato pordenonese Fabiano Filippin, era stata ridimensionata, tanto da uscire praticamente indenne dal processo che riguardava Abdellay.

La Corte costituzionale. L’imputazione a carico di Abdellay era originariamente più articolata, essendogli stata contestata anche l’associazione a delinquere su scala internazionale. Secondo la Dda il gjovane marocchino era il capobastone per il Pordenonese di una vasta organizzazione criminale magrebina, capace di importare in Europa quintali di hashish e marijuana. Il 24enne venne dichiarato latitante. Nel 2012 il Gup di Trieste non ravvisò gli estremi dell’associazione a delinquere e la sentenza per spaccio diventò definitiva. Nel febbraio del 2014 la Corte costituzionale non ha ritenuto illegittima la normativa sulla cessione di droghe leggere. A quel punto Belkorchi si è recato al consolato italiano di Marrakech e ha nominato come difensore l’avvocato Filippin, il quale ha chiesto allo stesso Gup del capoluogo giuliano di rideterminare la pena. Praticamente la sanzione è stata ricalcolata sulla base della vecchia disposizione Jervolino-Napolitano, fatta rivivere dalla Corte costituzionale. Giovedì scorso l’epilogo, con la concessione all’imputato della sospensione condizionale e, quindi, l’astratta possibilità di un suo ritorno in Italia.

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