Era un’eccellenza goriziana, ora l’Urologia perde pezzi

GORIZIA. Dopo il dottor Bertè se ne va anche Capone. Cosa succede nel reparto di Urologia dell’ospedale di Gorizia?
A distanza di un anno dalla partenza del dottor Rolando Bertè, goriziano, uno dei pilastri del reparto approdato a sorpresa al Sanatorio Triestino (una struttura in costante espansione attiva nel capoluogo giuliano) quello che era, e fino a prova contraria è, un’eccellenza del San Giovanni di Dio perde un altro pezzo pregiato.
Si tratta del dottor Massimo Capone, anch’egli medico molto stimato, specializzato in Andrologia, che dopo 20 anni ha deciso di intraprendere la libera professione (ha già avviato una collaborazione proprio con il Sanatorio triestino). Capone ha salutato pazienti, colleghi e amici anche con un post su Facebook (vedi box a parte).
Ci si interroga sul perché di questi “abbandoni” che senza dubbio impoveriscono il reparto diretto dal dottor Leonardo Zappalà, polo d’attrazione per malati provenienti da tutto il Friuli-Venezia Giulia e anche da fuori regione sin dai tempi in cui a reggerne il timone era il dottor Giorgio Mazza, che aveva saputo creare una squadra di altissimo livello professionale.
Di quella equipe ormai sono rimasti soltanto il primario Leonardo Zappalà, il dottor Sebastiano Callari e il dottor Umberto Moro.
A completare l’organico ci sono la dottoressa Marjana Jakin e altre due specialiste donne, entrambe peraltro con un contratto a tempo determinato (il che significa sia che il contratto potrebbe non essere rinnovato, sia che, sentendosi in qualche modo “precarie”, le urologhe in questione potrebbero decidere di trasferirsi altrove): la dottoressa Francesca Camarda e il più recente acquisto, la dottoressa greca Nikolitsa Lampropoulou.
La domanda che ci si pone abbraccia per intero il futuro dell’Urologia: la Regione, e l’Azienda sanitaria numero 2 Bassa Friulana-Isontina, sono ancora disposte a “investire” risorse nel reparto?
Quesito non peregrino, dal momento che, come da recente dichiarazione del direttore generale Giovanni Pilati, l’ospedale di Gorizia è destinato ad assumere sempre più una connotazione “medica” mentre il grosso della Chirurgia farà capo a Monfalcone (e Urologia è una specialità chirurgica).
Il reparto-modello messo in piedi anni or sono dal dottor Mazza, rischia insomma di veder offuscata la sua fama e la sua stessa efficienza.
I medici “superstiti” si prodigano al massimo affinchè ciò non avvenga, ma le preoccupazioni non mancano. Per questo ci si attende una pronta risposta da parte dei vertici aziendali per quel che riguarda la sostituzione di Capone, la cui partenza era nell’aria da parecchio tempo e non può aver colto, quindi, alla sprovvista la dirigenza dell’Aas.
C’è da tener presente che, con le nuove prescrizioni, anche i medici urologi, che nelle ore notturne effettuano la pronta disponibilità e quindi sono tenuti a recarsi in ospedale in caso di emergenze, devono osservare le 11 ore minime consecutive di riposo fra un turno e l’altro.
Ciò significa che in alcune mattine il reparto potrebbe trovarsi a corto di personale. E c’è già chi parla della possibilità di attuare, addirittura, una sorta di sciopero bianco (rigida osservanza, appunto, di norme e regole in tema di orario di lavoro) se entro la fine del mese l’Azienda non avrà preso provvedimenti.
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