Esami del sangue tardivi «Non guidava ubriaco»
Dopo l’incidente che, la notte del 1° aprile 2017, lo vide uscire di strada con la propria auto, a Moruzzo, finì per ritrovarsi indagato per guida in stato di ebbrezza. Gli accertamenti ematici chiesti dalla Polizia stradale, intervenuta insieme al 118, infatti, rivelarono un tasso alcolemico di 1,94 grammi per litro di sangue (a fronte di un limite pari a 0,5). E così, di lì a poco dal tribunale arrivò un decreto penale di condanna a 7.750 euro di ammenda, con la sanzione accessoria della revoca della patente.
La vicenda ha avuto un epilogo favorevole all’imputato, il 26enne Stefano Bovenzi, di Rive D’Arcano, che, impugnato il decreto con l’assistenza legale dell’avvocato Roberto Omenetto, aveva optato per il rito abbreviato «per discutere il processo – spiega la difesa – sullo stato degli atti». E cioè per evidenziare «due non conformità» che alla fine hanno convinto il giudice monocratico Francesca Gobbo a dichiararlo assolto con la formula «perchè il fatto non sussiste». Il pm onorario, invece, ne aveva chiesto comunque la condanna a 4 mesi di arresto e 2 mila euro di multa.
«Gli esami ematici all’ospedale di San Daniele – aveva argomentato l’avvocato Omenetto – erano stati eseguiti ben 2 ore e 15 minuti dopo l’incidente, con la conseguente impossibilità di comprendere quale fosse il tasso alcolemico al momento del sinistro e, quindi, se fosse in fase ascendente o discendente. Inoltre – aveva aggiunto –, gli agenti della Polstrada si erano completamente dimenticati di avvisare il giovane che aveva per legge il diritto di avvisare un avvocato, trattandosi di esame irripetibile». Da una parte, quindi, la violazione della norma procedurale, dall’altra l’incertezza del tasso alcolemico al momento dell’incidente. In precedenza, i legale aveva già ottenuto la restituzione della patente dal giudice di pace, «avendo gli agenti della Polizia locale di San Daniele sbagliato la notifica del decreto prefettizio di sospensione». —
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