Esche avvelenate nei campi per difendersi dai cinghiali

PINZANO. Sementi avvelenate e mucchietti di polvere bianca usati come esche per eliminare animali selvatici, soprattutto cinghiali. Numerose le segnalazioni pervenute al Corpo forestale regionale.
In particolare, le trappole alimentari sarebbero state rinvenute lungo i confini dei campi coltivati delle campagne ubicate a sud di Pinzano al Tagliamento. Secondo quanto ricostruito, i bocconi avvelenati sarebbero stati confezionati impiegando diverse sostanze tossiche, e quindi disseminati ai bordi delle coltivazioni.
Le esche sono state raccolte e inviate in laboratorio dalla Forestale, affinché siano eseguite le opportune analisi. Il fenomeno dei tentavi di avvelenamento di ungulati è dunque in aumento, nonostante sul territorio provinciale la presenza soprattutto dei cinghiali sia notevolmente diminuita negli ultimi anni (circa dell’80 per cento), pare a causa della salmonellosi.
Sebbene l’obiettivo degli autori di questi atti siano le specie selvatiche, che spesso fanno irruzione nelle aree coltivate, danneggiandole irreparabilmente, a farne le spese non sono sempre i cinghiali. I bocconi avvelenati possono essere infatti ingeriti anche da altri animali, come i cani o altre specie selvatiche assolutamente inoffensive per l’uomo e per le colture.
Da qui, l’allarme lanciato dalle autorità competenti. Non è la prima volta, infatti, che vengono denunciati simili episodi: nei prati e nei boschi di Travesio e Sequals, in diversi luoghi battuti da cacciatori e loro cani ausiliari per la pratica dell’attività venatoria, tempo fa erano stati disseminati da mano ignota bocconi avvelenati. Le esche rinvenute erano composte da pezzi di salame e lardo mescolati a una sostanza di colore azzurro.
Oggi, invece, si parla di semi e mucchietti di polvere, che all’apparenza possono sembrare non pericolosi e trarre dunque in inganno anche le persone che li notano lungo i campi. La Forestale, comunque, è al lavoro per fare luce sulla questione e cercare di stroncare, per quanto possibile, tali episodi. Episodi che, c’è da dire, si stanno verificando con allarmante frequenza anche in pianura.
Risale a una quindicina di giorni fa, per esempio, la denuncia di una sacilese proprietaria di un gattino morto per avvelenamento. Si è poi scoperto che un’anziana, nel tentativo di arginare il diffondersi delle nutrie, aveva versato del topicida in un piccolo fossato adiacente a casa, condannando così a morte non soltanto le malcapitate nutrie, ma tutta la fauna che gravitava lì attorno. Oltre che crudeli, sono azioni perseguibili penalmente.
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