Esodato e senza Tfr, il caso in Parlamento

SACILE. Esodato di Poste italiane e senza pensione: il caso di Pierantonio Pizzinato finisce in Parlamento. L’ex postale attende la buonuscita di circa 25 mila euro dal 1998 e da 15 mesi anche la pensione.
«Sono vittima di una fregatura – si sfoga -. Hanno congelato la buonuscita e, poi, nel 2012 hanno allontanato il traguardo di altri 2 anni. La legge Fornero, ha fatto il resto, alzando l’età pensionabile e sono confuso: il rischio è quello di non rientrare nel gruppo dei salvaguardati».
Manca la “carta” di salvaguardia. «Faremo un’interpellanza in parlamento con il Sel – annuncia Gigi Zoccolan dell’Associazione rinnovamento della sinistra –. È un caso unico a Sacile, ma ce ne sono almeno 17 in provincia di Pordenone».
Allo sportello Uil pensionati con Bruno Manfè, Zoccolan si è preso a cuore il caso-Pizzinato e dà una mano ai sacilesi in affanno tra pratiche irrisolte sulla quiescenza, Cud e pensioni al minimo. «È un furto legalizzato – ha protestato Zoccolan analizzando la situazione –. Il disagio dei pensionati è forte. Ci sono salari famigliari da sostenere e difendere».
L’ex postale non ha garanzie sull’accredito della pensione in settembre 2013 e non ha l’assegno di liquidazione di 22 anni di lavoro, passati dietro allo sportello a smistare raccomandate. «Ho smesso di lavorare il 1º gennaio 2012 – riassume la complessa situazione –. Mi hanno dato l’incentivo aziendale con il Tfr dal 1998 al 2011, perché dalla fine degli anni Novanta, le Poste sono diventate Spa».
In giugno dovrà presentare domanda di pensione, per l’accesso previsto il primo settembre 2013, ma qualcosa non torna. «Voglio la mia liquidazione – reclama l’esodato –. Mi spettava nel 1998, quando l’azienda poste ha cambiato profilo e padrone, invece niente».
Anche i vertici Inps di piazza del Portello, a Pordenone, hanno aperto il tavolo di confronto. «Ci sono persone che non percepiscono redditi da capogiro – dice Zoccolan -, quelle più bastonate degli altri. Le verifiche sono in corso per tanti esodati, ma non si ricava nulla in tempi certi».
La storia di Pizzinato, che ha lasciato l’ufficio di via Cavour incrociando le dita sulla pensione 2013, è un simbolo del disagio ai tempi della crisi. Quella dell’incertezza sul futuro dei dipendenti pubblici o ex-travet. «Sono esodato in attesa di accesso alla pensione – l’ex postale aveva sfogato l’ansia anche davanti al diretto Inps Massimo Formichella –. Ma la lettera latita. Di che vivrò, finito l’incentivo di fine servizio?».
Il patronato Ital a Pordenone sta seguendo circa 80 lavoratori tra mobilitati, autorizzati alla prosecuzione volontaria, esodati postali. «Molta incertezza – aveva ammesso il vertice Ital Corinna Gabas –, tante telefonate tutti i giorni di persone che hanno un comune incubo: quello della pensione che non arriva».(c.b.)
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