Esplosione al tiro a segno: nove anni dopo le ustioni arriva la beffa

PORDENONE. Era un placido pomeriggio di un giorno di festa quel 1º novembre 2008 quando una violenta esplosione, e il successivo incendio, scatenarono l’inferno nel poligono della Comina.
Il bilancio fu di un morto, Fernando Toffolo, 50enne di Vigonovo, che lasciò la moglie Elisabetta e un figlio disabile, e di tre persone gravemente ustionate: il direttore del tiro a segno Ettore Mei, pordenonese, Liano Grizzo, di Montereale e il sacilese Daniele Moras.
Una tragedia che a quasi nove anni di distanza assume ora anche i connotati della beffa per le vittime e i loro familiari in seguito alla sentenza del Tribunale di Trieste sulla causa civile.
Maxi-risarcimenti agli ustionati e ai parenti per un totale di quasi 4 milioni considerando interessi e rivalutazione, ma gli unici riconosciuti responsabili sono il presidente del tiro a segno Antonio Carrabba e lo stesso Tsn (Tiro a segno nazionale, sezione di Pordenone).
«Entrambi – spiega l’avvocato Arnaldo De Vito, legale e portavoce delle vittime – sono certamente non in grado di pagare i danneggiati, il Tsn non è neppure proprietario del poligono che è bene demaniale, del Ministero della Difesa.
Non solo. L’assicurazione del poligono, Allianz spa, aveva un massimale di appena 500 mila euro che il tribunale ha ridotto a 305 mila perché all’atto della stipula del contratto di assicurazione il Tsn aveva dichiarato un numero di linee di tiro inferiore».
«Le vittime e i parenti, devono “dividersi” il misero bottino di 305 mila euro – sottolinea – con il risultato che non riusciranno neppure a fare fronte alle elevate spese legali sostenute in sede penale e civile». Ma le amarezze non sono finite.
Il Tribunale ha respinto le domande di risarcimento nei confronti del Ministero, dell’Uits (Unione italiana tiro a segno) e dell’assicurazione Unipolsai, e ha condannato le vittime alla rifusione delle spese legali a ciascuna parte: in totale oltre 120 mila euro.
Gli avvocati, De Vito per Mei, Alberto De Zan per gli eredi di Toffolo, Giancarlo Rizzieri per Grizzo, Elena Benedetti per Moras, si sono riuniti nello studio di De Vito per decidere una linea comune di fronte a una decisione definita «davvero inaccettabile».
Hanno deciso di impugnare la sentenza con l’obiettivo di far riconoscere le responsabilità dell’Uits e del Ministero della Difesa, proprietario del Poligono, «il quale – afferma De Vito – ha per anni omesso ogni vigilanza e controllo, consentendo che si sparasse in assenza di agibilità e nella palese violazione degli standard di sicurezza».
Quanto alla decisione di assolvere il Ministero i legali delle vittime evidenziano che lo stesso Tribunale in un passaggio della motivazione cita la norma in base alla quale «l’esecuzione tecnica dei lavori relativi all’impianto, sistemazione e manutenzione dei campi di tiro è affidata al Ministero della guerra (direzione generale del genio militare)».
In sede penale la perizia aveva stabilito che le cause della tragedia erano riconducibili a carenze nella progettazione del poligono, che non rispondeva agli standard di sicurezza previsti dalla normativa, e che aveva determinato un abnorme accumulo di polveri incombuste nello stand da 15 metri.
Era inoltre emerso che il poligono non aveva ottenuto l’agibilità da parte del Ministero della Difesa, proprietario della struttura che ha come principale fine istituzionale l’addestramento delle forze militari e della polizia.
Il procedimento penale si era concluso nel 2011 con il patteggiamento di Carrabba per il quale erano stati ipotizzati i reati di omicidio colposo, lesioni gravi e incendio: 6.840 euro di multa con il pm che aveva prestato il consenso dopo che la difesa (avvocati Paolo Dell’Agnolo e Remo Anzovino) aveva depositato una memoria che sollevava da responsabilità sull’incidente il generale. Nel giugno 2012 assolto con formula piena lo stesso Ettore Mei.
Era a quel punto cominciata la causa civile, non solo contro Carrabba e il Tsn, ma anche contro l’Uits, ritenuta responsabile per omissione di controllo, e il Ministero, responsabile di manutenzione e sicurezza.
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