Espressionisti, la mostra a Villa Manin

S'inaugura oggi la terza grande mostra firmata da Marco Goldin: al centro l'avanguardia del primo Novecento di Die Brücke.  

Momenti d’estatica tensione panica si fissano nelle tele di Ernst Ludwig Kirchner, Erich Heckel, Karl Schmidt-Rottluf, Fritz Bleyl, studenti d’architettura autoditatti in fatto d’arte e tuttavia animati dalla volontà di creare forme nuove, che il 7 giugno 1905 fondarono a Dresda il gruppo Die Brücke (Il ponte). Il nome indicava una nuova identificazione estetica in collegamento con i movimenti delle avanguardie internazionali. Nel novembre successivo, al Salon d’Automne di Parigi, Matisse e Derain presentavano dipinti smaglianti che avrebbero dato ai componenti del gruppo la definizione di Fauves.

 Al sodalizio che aprì la storia dell’espressionismo tedesco Villa Manin dedica la visionaria mostra ideata e curata con la consueta passione da Marco Goldin (fino al 4 marzo 2012, catalogo Linea d’Ombra a cura di Goldin con un saggio di Magdalena Moeller, direttrice Brücke Museum di Berlino dal quale provengono le opere esposte). Per i quattro di Dresda i nudi entrarono quali componenti integrali nel paesaggio di boschi e di stagni, mentre tronchi d’albero e cespugli si apparentavano alle figure umane. Nel Giovane uomo e ragazza Heckel indugia sugli ondulati corpi in dolce conversazioone con brividi rossi e gialli sul prato verde. Fruscianti pennellate torniscono il luminoso Nudo accovacciato di Schmidt-Rottluff.

 Rifulge la dea-fanciulla dietro la figura scura del pittore di profilo in primo piano in Heckel e la modella nell’atelier, di Kirchner. Nella xilografia di Fritz Bleyl, la bianca Vela sul lago circondato da sponde oscure porta una ventata d’innocenza, mentre il Nudo di donna seduta si coagula in tratti a matita di maliziosa sensualità. Nel 1906 entrarono nella piccola comunità Max Pechstein (la sua Coppia distesa in un bosco modula con delicato erotismo gli ondulati corpi splendenti) e Emil Nolde (l’acquaforte Nudo accovacciato è immersa in un chiaroscuro denso e morboso). Ospite si aggiunse Otto Mueller, il più lirico, tenue, svagato sognatore di un mitico paradiso perduto d’intatta bellezza e armonia, come emerge dall’evanescente Donna in barca e dall’estrema riduzione del linguaggio, pervaso da un leggero filo melodico, nel busto di Giovane ragazza: un’oasi d’incantata perfezione, un gioiello di raffinata semplicità ottenuta con contornati azzurri ad acquerello e brevi tratteggi gialli a pastello. I 105 fra dipinti e fogli di grafica esposti a Passariano compongono una visionaria rapsodia di colori puri, debordanti, liberi, pieni del vitalismo nevrotico di Van Gogh al quale guardarono gli artisti del gruppo. Aprono l’itinerario della rassegna alcuni incandescenti dipinti di Schmidt-Rottluf: la Cascata scoscesa sul mare è come un franare di lava; abbaglia il tetto rosso-fuoco del Vivaio, chiuso da una sorta di steccato a ritagli diagonali policromi; Pomeriggio luminoso fiammeggia di pennellate pastose, veementi, impulsive.

 In Dangast (Marschland) di Heckel si levano sul paesaggio verde-blu due alberi scuri come chiome scosse violentemente dal vento. A lui appartiene anche Bambina seduta, maschera esasperata, urlante, travolta da un cromatismo eccitato, «sopra le righe». La realtà oggettiva viene distrutta. «L’istinto è dieci volte superiore al sapere», dichiarava Nolde. Altro maestro di riferimento è Munch. Dal livido Cimitero Eliasfriedhof a Dresda di Pechstein emana un’angoscia evocante le visioni drammatiche dell’autore dell’Urlo. Non mancano pagine lievi, come il solare Ritratto di giovane ragazza dello stesso Pechstein, reso con trasparente, maliziosa tenuità arabescata, e la serena chiarezza mediterranea della Natura morta romana di Heckel. Ancora Pechstein firma il Nudo di spalle in piedi a gessetto e carboncino, di un’assoluta bellezza estuosa e di rapinoso potere seduttivo. Fra i quadri raccolti nel salone d’onore della villa trionfano, come finestre aperte ai respiri profumati di un’umanità giovane e fresca metamorfizzata nella natura, Bosco nei pressi di Moritzburg e Costume giallo e nero di Pechstein, Marcella e Nudo disteso davanti allo specchio di Kirchner. Nel Bosco a Moritzburg i lineamenti tracciati alla brava della modella in primo piano, alla quale corrisponde sul lato opposto un ragazzo in piedi, e l’altra modella adagiata su un’amaca di sfondo paiono petali dissolti nella lussureggiante vegetazione. Le righe orizzontali gialle e nere che decorano il costume da bagno d’antan nella seconda opera di Pechstein fanno assomigliare la giovane a un’ape regina, sola in primo piano, mentre sul fondo trascorre all’ombra degli alberi una fila di “fuchi” ignudi. Il disegno del costume è ripreso da Kirchner in Marcella, ninfetta raggomitolata in poltrona, piacevolmente vuota di pensieri. Nel nudo riflesso allo specchio l’artista persegue l’effetto di tridimensionalità dell’immagine con la virtuosistica trovata di “quadro nel quadro”.

 Nel 1911 il gruppo trasloca a Berlino e i panici abbandoni sfuocano nella “sinfonia della grande città”. Le composizioni grafiche si popolano di cocottes, di ragazzini schiamazzanti, di signore incappellate e di borghesi eleganti confusi nel frenetico andirvieni della capitale tedesca, come nel disegno dai ritmi jazzistici Scena di strada con piccolo suonatore, di Kirchner. La violenza espressiva delle xilografie affonda le radici nel gotico e nei tormentosi incunaboli rinascimentali di Dürer, Holbein, Cranach. In pittura il Nudo femminile di schiena con specchio e figura maschile, di Kirchner, si allunga duro e spigoloso, come riflesso entro una superficie deformante, e le dame sedute Nel giardino del caffè paiono rosei fiori di cactus. Le Due bagnanti di Mueller son delineate con tratto puntuto. La Rosa Schapire di Schmidt-Rottluf, con enorme cappello a chiglia rovesciata, ha spiritato piglio stregonesco. Il rozzo intaglio delle Due figure esotiche di Nolde discende dalla scultura primitiva africana. Inquietante afrore orientale emana dalla Ragazza che suona il liuto di Heckel, del quale Vicolo a Flensburg e Tubinga paiono usciti dalle scenografie del film coevo di Robert Wiene Il gabinetto del dottor Caligari. La guerra spazza via ogni residuo incantamento e sempre Heckel in Roquairol, ispirato a un personaggio romanzesco, dipinge la follia di Kirchner dopo aver vissuto gli orrori del fronte

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