Estorsione, assolta la ballerina di lap dance

CERVIGNANO. Si era inventato tutto, per scaricare su una ballerina di lap dance, sorella della propria fidanzata, la colpa dell’estorsione di 40 mila euro realizzata ai danni di un cliente del locale notturno nel quale la donna lavorava, a Cervignano.
In questo modo, Gabriele Fiore, 28 anni, di Cervignano, era riuscito a trascinare davanti al giudice anche lei, Laurentia Dobre, 32 anni, originaria della Romania e residente a Latisana. Lui era uscito di scena dopo l’udienza preliminare, con il patteggiamento della pena a 2 anni di reclusione (sospesa con la condizionale) davanti al gup Paolo Lauteri, mentre la ballerina era finita a dibattimento, davanti al giudice monocratico Francesca Feruglio. Ebbene, è stata proprio l’istruttoria dibattimentale a dimostrare come in quella faccenda la Dobre non c’entrasse niente.
Con sentenza di qualche mese fa, il giudice l’ha assolta con la formula “per non aver commesso il fatto”. Ritenendola non meno colpevole del Fiore, invece, il pubblico ministero onorario Marzia Gaspardis aveva chiesto la sua condanna a 3 anni e 4 mesi di reclusione.
«Assolutamente poco credibile e poco coerente»: così la dottoressa Feruglio ha definito nelle motivazioni della sentenza il racconto che l’uomo aveva fornito, in fase d’indagine e poi in qualità di teste nel corso del processo, per attribuire alla Dobre l’ideazione e la materialità stessa del piano che li avrebbe portati a incassare dal cliente, un 45enne triestino residente a Montagnana (Padova), la bellezza di 40 mila euro. Stando alla ricostruzione del Fiore, era stata lei a riferire dei dissidi insorti con i titolari del night club, quando questi avevano saputo dei regali (anche in denaro) che il cliente aveva cominciato a farle, e delle conseguenti minacce di «conseguenze gravi per lei, per la sorella e per il suo compagno», se non avesse accondisceso a spartire quei “doni” anche con loro.
Da qui, il presunto piano della Dobre di simulare un rapimento del cliente, per chiedere un riscatto in cambio della liberazione, o, come poi avvenne, di mandargli sms sul telefonino per prospettargli l’intenzione di sfigurare con l’acido il volto dell’amica ballerina (ossia di se stessa) se non avesse accettato di consegnare al suo ricattatore (il Fiore, appunto) l’ingente somma di denaro. A mandare i messaggi (due in tutto) era stato il Fiore da un telefono pubblico. Ma a scriverne il testo, a suo dire, era stata sempre la Dobre. Succedeva tra il 29 e il 30 gennaio 2009, a Cervignano. Invece di cedere alle pressioni, il cliente si era rivolto ai carabinieri di Montagnana e con questi aveva organizzato un’imboscata, che si era conclusa con l’arresto in flagranza di Fiore.
Per il giudice, non soltanto le accuse «mancano di riscontri esterni significativi», ma sono contraddetti anche dai rapporti non buoni esistenti fino a poco prima tra l’uomo e la sorella della sua fidanzata. «È più facile ritenere - ha concluso la dottoressa Feruglio - che Fiore, avendo avuto in qualche modo notizia che l’imputata aveva conosciuto un cliente particolarmente generoso e avendo grande necessità di denaro, abbia deciso di estorcergli del denaro, usando il metodo degli sms, scritti in un italiano scorretto, per sviare i sospetti da sè».
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