Estorsione e rapina minorenne udinese finisce in comunità

UDINE. Lo hanno accusato (cosa peraltro non vera) di aver fatto la spia, permettendo alla polizia di arrestare due fratelli nella cui abitazione gli agenti hanno rinvenuto una pistola e un etto di marijuana. Per questo motivo un quindicenne udinese è finito nel mirino di una baby gang che non ha esitato a minacciarlo, a rapinarlo del cellulare e a estorcergli 400 euro in contanti come “rimborso” dell’etto di droga sequestrata dalla polizia con un blitz lo scorso 17 gennaio.
Il giorno dopo per il quindicenne è cominciato un vero e proprio incubo al quale la stessa polizia ha messo fine con una denuncia che ha convinto il giudice per le indagini preliminari del tribunale dei minori di Trieste, Angela Gianelli, a emettere un’ordinanza per la custodia cautelare.
Venerdì gli agenti della Mobile, coordinata dal dirigente Massimiliano Ortolan, hanno quindi accompagnato il minorenne in una comunità del Veneto. Le accuse a suo carico sono quelle di rapina, estorsione e danneggiamento seguito da incendio. Le stesse contestate anche al suo “complice” maggiorenne il cui fascicolo è in capo alla Procura di Udine.
In base alla ricostruzione fatta dagli investigatori, i due avrebbero avvicinato il quindicenne nella zona dell’autostazione il 18 gennaio minacciandolo di un pestaggio se non gli avesse consegnato 400 euro per “riparare” il danno causato dalla sua soffiata. Il quindicenne ha cercato invano di convincere della sua estraneità i due “amici” che lo hanno aggredito e “scortato” sull’autobus fino a casa.
Dopo aver riferito quanto accaduto alla madre, quest’ultima ha cercato a sua volta di chiarire la situazione, ma non appena la donna si è allontanata da casa per un impegno, i due si sono introdotti nell’abitazione alla ricerca di denaro o gioielli. Non trovando niente di valore, la baby gang se n’è andata con il cellulare del quindicenne. Al rientro, la madre del ragazzo si è vista chiedere dai due giovani 400 euro come pagamento per un presunto debito del figlio. E pochi minuti dopo, mentre discuteva con il compagno della situazione, ha notato che nel terrazzo di casa si stava sviluppando un incendio. A causare il divampare delle fiamme, domate prontamente dagli inquilini, è stata la presenza di un liquido infiammabile - presumibilmente benzina - che qualcuno ha versato sul terrazzo prima di dargli fuoco. E anche se nessuno ha visto i due autori delle minacce appiccare l’incendio, il sospetto è che si sia trattato di un’altra loro iniziativa a scopo intimidatorio.
Per mettere fine alle rappresaglie, nei giorni seguenti la baby gang avrebbe ricevuto i 400 euro richiesti, tanto che quando poi la polizia ha perquisito l’abitazione del minorenne finito in comunità, ha trovato 200 euro in contanti di cui il giovane non ha saputo giustificare il possesso.
L’avvocato difensore Massimo Cescutti non concorda però con la ricostruzione dell’accusa. «Nessuna estorsione - sostiene - perché il minorenne aveva un debito, al massimo si tratta di esercizio arbitrario delle proprie ragioni. In ogni caso domani incontrerò il padre che lavora come ambulante e si è detto disponibile ad assumere il figlio e la misura cautelare è subordinata al fatto di trovare un lavoro. Il ragazzo ha commesso un errore, ma è deciso a cambiare rotta».
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