Euro 2012, la Cimolai ci rimette mezzo milione
PORDENONE. E’ passato poco più di un anno dall’8 giugno 2012, quando 150 milioni di spettatori di tutto il mondo ammirarono uno degli ultimi gioielli della Cimolai: il nuovo stadio di Varvasia. Quella sera si giocò Polonia-Grecia e l’impianto, da 55 mila posti, si rivelò moderno e funzionale.
Dodici mesi dopo, di quell’esperienza, alla Cimolai restano solo i ricordi. Perchè di denaro non s’è mai parlato. Il Governo polacco deve ancora saldare i debiti e alcuni colossi che presero parte alla joint venture nata in vista di Euro 2012 sono falliti.
La Cimolai – che tra gli altri vanta la realizzazione del Soccer city stadium di Johannesburg, che ospitò la gara inaugurale e la finale dei Mondiali di calcio in Sudafrica; dell’Olimpico di Atene; dell’Arena del pattinaggio di Torino, sede di diverse competizioni delle Olimpiadi invernali del 2006 e del Millennium stadium di Cardiff, in Galles – realizzò a Varsavia un’opera polifunzionale, nell’ambito di un appalto da 300 milioni di euro.
Per l’occasione fu concepito un tetto completamente coperto da una membrana in Ptfe (Politetrafluoroetilene, un materiale plastico) di 65 mila metri quadrati, la cui parte centrale, di 11 mila, poteva aprirsi e chiudersi a seconda delle esigenze delle manifestazioni. Nel suo genere, di fatto, la copertura mobile più grande al mondo.
L’opera fu commissionata al Consorzio Alpine – Hydrobudowa dalla Ncs (Narodowe Centrum Sportu), ente creato dal governo polacco per garantire la puntuale consegna dei lavori per l’inaugurazione degli europei di calcio 2012. E in effetti la consegna fu puntuale.
A ritardare, in modo rivelatosi per fatle, sono stati i pagamenti. La Cimolai non ha ricevuto 500 mila euro del milione e mezzo dovuto al Consorzio Alpine – Hydrobudowa. Peggio è andata alla Alpine, che fallì dopo aver partecipato alla costruzione di 4 degli 8 stadi della manifestazione.
La Cimolai, leader del consorzio di imprese che costruì la copertura dello stadio di Varsavia, fornì oltre 10 mila tonnellate di acciaio per la struttura principale della copertura e coordinò i vari subappaltatori e le attività di montaggio di cantiere.
Difficile, visto il quadro politico-economico della vicenda, agire in sede internazionale per recuperare i 500 mila euro. Il rischio è di incappare in spese legali e burocratiche molto onerose senza avere la garanzie del recupero del denaro.
Meglio rilanciare sui mondiali di Rio nel 2014. La Cimolai ha già realizzato lo stadio di Brasilia, finito lo scorso marzo. Almeno su quel fronte, per ora, nessun problema.
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