Evasione contributiva: pagano le assicuratrici

Rigettato il ricorso di due addette che avevano fatto causa alla compagnia. Il giudice ha riconosciuto il loro inquadramento a un rango superiore

UDINE. Niente da fare per le due assicuratrici friulane che avevano fatto causa all’Alleanza assicurazioni spa, dopo che dall’Inps si erano viste recapitare - loro, così come centinaia di altre colleghe in tutt’Italia - il conto dei contributi previdenziali che il datore non aveva mai versato per loro conto.

Il giudice del lavoro di Udine ha rigettato il ricorso con cui avevano chiesto in via principale che fosse loro riconosciuto un rapporto di lavoro subordinato, al posto della collaborazione con qualifica di produttore libero riportata sulle rispettive lettere d’incarico, accogliendo invece la domanda subordinata relativa al loro inquadramento come produttore assicurativo, che da occasionale è stato elevato al rango di quarto gruppo (quello dei collaboratori più stretti).

Una mezza vittoria comunque ininfluente ai fini del preteso risarcimento degli obblighi previdenziali e che è anzi costata alle ricorrenti anche l’onere delle spese legali.

Nel promuovere l’azione legale contro l’Alleanza assicurazioni, l’avvocato Michele Lanzutti aveva dunque raddoppiato la posta, puntando a ottenere il pagamento degli “arretrati” retributivi e contributivi in qualità di dipendenti (part time per 32 ore settimanali) e non già di semplici collaboratrici.

Ipotesi che il giudice Fabio Luongo ha escluso, partendo proprio dai contenuti della lettera d’incarico con cui si erano impegnate a lavorare «senza alcun obbligo di prestazione legata a orario o itinerario o a un risultato di produzione».

Il cuore della vertenza, tuttavia, risiedeva altrove. E per l’esattezza nel decreto legislativo con cui, nel 2003, era stato introdotto l’obbligo dell’iscrizione alla Gestione degli esercenti attività commerciali. Una novità decisiva, ma che il giudice ha ritenuto non poter essere messa in rapporto con il Contratto collettivo nazionale del lavoro, risalente a quasi 70 anni prima.

Gli avvisi di addebito inviati dall’Inps e maturati dal 2007 al 2013 ammontavano a circa 7 mila euro per una assicuratrice e 10 mila euro per l’altra. Soldi che, adesso che la vertenza si è chiusa e che non avrà code in Appello, dovranno pagarsi di tasca loro, in aggiunta peraltro alle spese di lite per complessivi 1.800 euro l’una, che il giudice ha disposto per l’appunto a loro carico.

«Speravo in un esito diverso – ha commentato Martina Della Vedova, 49 anni, di Cividale, una delle due ricorrenti – e mai mi sarei aspettata che mi venissero addebitate le spese legali della controparte. Proprio per questo, non ho la possibilità economica di ricorrere in appello, ma sono comunque soddisfatta, anche se solo parzialmente».

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