Evasione fiscale: Bardelli nel mirino per altri 5 milioni
UDINE. All’indomani della decisione adottata dal tribunale del Riesame che ne ha respinto l’istanza di dissequestro, per Antonio Maria Bardelli un nuovo filone di indagini nell’ambito dell’inchiesta sulla maxi-evasione approda dinanzi al giudice del Tribunale di Udine Mauro Qualizza.
In questo caso l’Agenzia delle Entrate contesta al presidente del gruppo proprietario, tra l’altro, del “Città Fiera” di Martignacco di aver evaso quasi 5 milioni di euro. Ancora una volta si tratta di una vicenda che porta in Lussemburgo, dove secondo l’indagine coordinata dalla Procura di Udine che vede coinvolti nove imprenditori friulani e che ha portato al sequestro preventivo di beni per 8.558.733 euro, attraverso lo strumento dell’esterovestizione delle loro società in Lussemburgo gli imprenditori avrebbero evaso qualcosa come una dozzina di milioni di euro.
Per l’accusa, attraverso queste operazioni di esterovestizione, Bardelli non avrebbe versato imposte per 1,6 milioni fra 2009 e 2010.
Quello che è approdato dinanzi al giudice monocratico del tribunale di Udine ieri, è un procedimento che si fonda sulle stesse argomentazioni e che, attraverso l’attività della “Financière Concorde” avrebbe permesso a Bardelli di omettere versamenti per 552 mila euro nel 2005, 4 milioni nel 2006 e 330 mila nel 2007.
Nell’udienza di ieri il pm Lucia Terzariol ha chiesto l’acquisizione di documentazione derivante da nuove attività di indagine svolte per conto della Procura di Trento nell’ambito di un’inchiesta su alcune operazioni di stock lending.
Il giudice, nonostante l’opposizione della difesa, ha disposto l’acquisizione della documentazione, in particolare in relazione agli esiti della perquisizione effettuata nello studio del commercialista udinese Gianattilio Usoni disponendo anche l’audizione del luogotenente della Guardia di finanza che ha effettuato gli accertamenti e ha accolto la richiesta dell’avvocato di fiducia di Bardelli Giovanni Paolo Businello di citare come teste un rappresentante dell’azienda lussemburghese incaricata di tenere la contabilità e di redigere i bilanci della “Financière Concorde” per chiarire la natura dei rapporti con la società di servizi.
«È stata avanzata richiesta testimoniale dopo che l’acquisizione delle prove era stata completata – ha commentato l’avvocato Businello – la pubblica accusa si ostina a ritenere che la sede dell’azienda in Lussemburgo fosse fittizia, intendiamo provare che non era così, a dimostrarlo sono i rapporti con le banche, l’amministrazione e la redazione dei bilanci in loco, per questo abbiamo chiesto che venga chiamato a testimoniare un socio o un collaboratore della società di revisione». Un’istanza che il giudice ha accolto fissando l’udienza per l’11 ottobre.
La Finanziaria Concorde, un tempo holding di gruppo ora società di diritto lussemburghese, «è nata 17 anni fa – ha spiegato Bardelli con una recente nota – con lo scopo di ricercare soci anche attraverso la quotazione di borsa». Poi sarebbe stata avviata una partnership con un fondo pensione olandese che ha acquisito il 49% di una parte di ciò che ora è Città Fiera, un’operazione da 100 milioni di euro che secondo Bardelli, avrebbe innescato un processo di rivalutazione del patrimonio della società parzialmente ceduta.
Attività che avrebbe determinato un versamento di 22 milioni di euro all’Erario «che il Fisco italiano non avrebbe mai incassato senza il supporto della società lussemburghese – ha precisato Bardelli –. Io mi difendo - ha aggiunto – dicendo che non è fondata l’accusa di esterovestizione e che anche se fossi stato in Italia non avrei mai pagato una cifra così grande».
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