Fabiottica lascia via Cividale: c’è degrado
Dopo quarant’anni Fabiottica si trasferisce e da via Cividale approda in centro, al civico 6 di via Grazzano. Martedì mattina Fabio Andriola ha inaugurato il nuovo negozio di ottica, che offrirà la...

Udine 10 Luglio 2017 fabiottica fotografo Copyright Petrussi Foto Press Turco Massimo
Dopo quarant’anni Fabiottica si trasferisce e da via Cividale approda in centro, al civico 6 di via Grazzano. Martedì mattina Fabio Andriola ha inaugurato il nuovo negozio di ottica, che offrirà la stessa qualità di prodotti e di servizi in uno spazio elegante – il palazzo è del Seicento – dove saranno organizzati diversi workshop, alcuni anche di fotografia, per differenziare la proposta. Aperto il 12 marzo 1977, il vecchio negozio di via Cividale ha rappresentato per quattro decenni un punto di riferimento nel quartiere, ma il degrado della zona, aumentato negli ultimi dieci anni, ha spinto il commerciante a trasferirsi in centro per rilanciare il negozio e non perdere clienti.
«Ho voluto spostarmi perché era diventata ormai una delle zone dimenticate della città – osserva il titolare di Fabiottica –: è degradata e manca la manutenzione non solo delle strade ma anche dei marciapiedi». Insomma, un appeal che scende giorno dopo giorno e il desiderio di rimettersi in gioco per rivitalizzare la propria attività, evitando di fare la fine di alcuni colleghi, che hanno dovuto cedere le proprie imprese, hanno convinto Andriola a trasferirsi nel centro storico, in un borgo nel quale – conferma – è già stato accolto con entusiasmo e calore.
«Mi era sempre piaciuta la zona di via Cividale e si lavorava bene – racconta l’ottico –, tanto che all’epoca avevo fondato ed ero stato presidente dell’associazione Porta Cividale. Ma, come per tutte le cose, c’è un inizio e una fine e ho dovuto assumere questa decisione».
Senza fare riferimento alla presenza dei richiedenti asilo ospitati alla Cavarzerani, il commerciante ribadisce la poca attenzione nei confronti di una delle zone più abitate della città.
«La gente che gira è sempre più scarsa, come la qualità di chi passeggia peraltro – precisa Andriola –: saranno come minimo dieci, anche quindici, che a colpi di lettere denunciamo la situazione dei marciapiedi a causa delle radici degli alberi, ma tutti se ne fregano».
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