Fallimento alla Gilardi: assolti tutti gli imputati

COSEANO. «Nessuna distrazione di fondi è mai stata posta in essere alla Gilardi, si è trattato di un’operazione di trasferimento di capitale volta al salvataggio dell’azienda che non è mai stata titolare, nè mai ha avuto la disponibilità di quelle somme». Questa la tesi intorno alla quale si è incardinata la difesa dell’avvocato Giuseppe Di Noto del foro di Roma, legale di Mario Malavolta, dell’omonimo gruppo, nel corso del processo che si è celebrato davanti ai giudici del tribunale di Udine, riuniti in composizione collegiale, (presidente Angelica Di Silvestre a latere Mauro Qualizza e Roberto Pecile) per il processo sul fallimento della Gilardi di Coseano. L’azienda, leader nella produzione di pizze surgelate, fu dichiarata fallita dal tribunale di Udine il 22 giugno 2007 dopo che, al termine dell’anno precedente, la Procura aveva riscontrato un passivo di 25 milioni di euro.
E proprio in relazione a quel fallimento, il giudice per le indagini preliminari Paolo Milocco aveva rinviato a giudizio con l’accusa di bancarotta fraudolenta i romani Mario Malavolta 51 anni, amministratore delegato, Aristide Romano Malavolta 83 anni presidente del consiglio di amministrazione, Romano Malavolta amministratore di fatto (questi ultimi due deceduti) assistiti dall’avvocato di fiducia Di Noto, oltre ad Alfredo Azzoni 57 anni di Parma e ad Angelo Corbosiero 40 anni direttore finanziario, difesi dall’avvocato Giordano Balossi del foro di Milano.
Secondo l’accusa, rappresentata in udienza dal pubblico ministero Paola De Franceschi, gli imputati avrebbero distratto e dissipato attività sociali della Gilardi facendo versamenti e conferimenti di capitale per 1.302.626 euro il 21 aprile 2006 e per 1.602.664 euro il 4 settembre 2006. Somme prelevate dalle casse sociali e trasferite formalmente a titolo di finanziamento infruttifero alla Foodinvest group, società del gruppo Malavolta. Per l’accusa sarebbero state operazioni di finanziamento a titolo gratuito prive di giustificazione imprenditoriale e contabile con l’aggravante di aver provocato un danno grave all’azienda e di aver commesso più fatti di bancarotta fraudolenta. L’operazione, hanno sostenuto i difensori, sarebbe stata invece posta in essere a beneficio della Gilardi nelle cui casse sociali sono rientrati contestualmente più di 8 milioni di euro. Si sarebbe trattato di un intervento di cash pooling, privo di finalità illecita nell’ambito di un progetto di rilancio della società all’interno del gruppo in una fase piuttosto critica. Un’operazione che però non ebbe gli effetti auspicati. Pesanti le richieste di condanna da parte dell’accusa che ha proposto 3 anni e 4 mesi per Malavolta, 2 anni e 8 mesi per Corbosiero, quindi 2 anni e 4 mesi per Azzoni.
I giudici hanno ritenuto di assolvere tutti gli imputati con formula piena perché “il fatto non costituisce reato”.
«È una sentenza - commenta l’avvocato Di Noto – che rende giustizia a un gruppo storico e, in particolare, a un imprenditore generoso e onesto, Mario Malavolta, che, unitamente al padre e al fratello Romano, purtroppo scomparsi, ha speso il suo patrimonio personale per realizzare un grande progetto non riuscito».
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