Falsa perizia per avere 2,39 milioni e poi il crac, è truffa alla Regione: ecco chi sono gli indagati

Pordenone: oltre ai due imprenditori della fallita Antea di Budoia, indagato un commercialista udinese per avere mascherato il dissesto
L’esposizione dei prodotti Antea durante una fiera del settore mobili arredo
L’esposizione dei prodotti Antea durante una fiera del settore mobili arredo

PORDENONE. Secondo le Fiamme gialle di Pordenone hanno mascherato lo stato di dissesto della loro prima azienda nel settore del mobile con una falsa perizia redatta dal loro commercialista e ottenuto in tal modo ingenti finanziamenti regionali per la newco, anch’essa in deficit, in cui erano confluite le poste patrimoniali.

Il pm Federico Baldo ha ipotizzato una truffa ai danni della Regione per 2,39 milioni di euro richiesti dalla società produttrice di componenti per mobili Antea spa di Budoia tramite Mediocredito e Friulia.

Scoperta una truffa per oltre 2,3 milioni sui finanziamenti erogati dalla Regione

Gli investigatori del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Pordenone, agli ordini del comandante provinciale Stefano Commentucci, hanno eseguito il sequestro preventivo per equivalente sui beni dei tre indagati, invece, per 839.500 euro. Il gip ha infatti escluso l’ipotesi di truffa ai danni di Friulia.

Gli indagati

I due imprenditori Silvano Covre, 57 anni di Brugnera e Armido Piazza, 56 anni, nativo di Palazzolo dello Stella, e il ragioniere Fabrizio Peloso, 59 anni, nativo di Gemona e domiciliato a Trieste, legale rappresentante dell’omonimo studio a Tavagnacco, sono indagati per truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e formazione fittizia di capitale.

Il pm Baldo ha contestato anche la bancarotta impropria in relazione al falso in bilancio del 2016 nei confronti dei due imprenditori, prima amministratori e soci al 50% della Cp srl di Fontanafredda e poi dal 2016 ai vertici di Antea spa in via Cial d’Aviano, nell’ex stabilimento della Poletto.

L’aumento di capitale

Sul finire del 2015 Covre e Piazza hanno ceduto il settore industriale della Cp srl alla newco Antea srl, di cui sono rimasti amministratori. Tutti gli impianti di lavorazione, le attrezzature e il magazzino, il cui valore è stato stimato in più di 700 mila euro nella perizia del ragionier Peloso, datata 22 dicembre, sono stati conferiti ad Antea.

Il capitale sociale della srl, grazie alla scissione, formalizzata l’8 marzo 2016, si è impennato da 10 mila a 500 mila euro. Poi nella compagine sociale è entrata anche la Finanziaria regionale Friulia spa. I due soci hanno versato altri 50 mila euro e il socio Friulia ha contribuito all’aumento di capitale per 250 mila euro, sottoscrivendo nuove azioni.

Alla fine il capitale sociale risultava, sulla carta, pari a 800 mila euro. Il primo bilancio dell’Antea spa, chiuso il 31 dicembre 2016, evidenziava una situazione patrimoniale apparentemente florida.

Le Fiamme gialle hanno accertato però come la società abbia simulato l’aumento di capitale, avvenuto solo in via cartolare: gli imprenditori secondo gli inquirenti hanno versato 300 mila euro su conti corrente, ma poi le somme sono contestualmente uscite. Come mai Friulia non se ne è accorta?

I finanziamenti

Nel 2017 la società di Budoia ha ottenuto in virtù di tale asserito quadro positivo due finanziamenti per acquistare un impianto di squadratura e bordatura del valore di 2 milioni. Il 27 aprile ha firmato per 1.890.000 euro garantiti dal Fondo di rotazione per iniziative economiche (Frie) tramite Mediocredito (839.500 erogati a titolo d’acconto al venditore); il 6 febbraio Friulia ha bonificato 500 mila euro per un mutuo chirografario.

Il fallimento

Nel gennaio 2018 Antea spa ha chiesto il concordato preventivo in bianco. Ma non ha poi depositato né il piano né la proposta di concordato. Così il tribunale, il 6 marzo, ne ha dichiarato il fallimento. Il 24 luglio ha portato i libri in tribunale anche la Cp srl.

Nella sua relazione al giudice, il curatore fallimentare Giorgio Amadio ha sottolineato come nel dicembre 2015 il patrimonio della Cp, trasferito ad Antea, non valesse affatto 700 mila euro, ma fosse in perdita. Il gip Monica Biasutti, che ha firmato il sequestro preventivo, ha sposato l’analisi del curatore, evidenziando come il travaso delle poste (sopravvalutate in modo fittizio secondo gli inquirenti) sia servito da un lato a mascherare il dissesto di Cp e dall’altro a rilanciare l’attività di Antea con l’acquisto del nuovo macchinario.

Per comprarlo, però, bisognava conquistare la fiducia dei finanziatori. Il giudice ha ricordato inoltre come la società abbia operato per due anni sul mercato, indebitandosi per milioni di euro e lasciando i conti in rosso per un tale volume.

La difesa

«Il nostro assistito – ha replicato l’avvocato Davide Zignani, che difende Peloso – ha agito nell’ambito del mandato di consulenza ricevuto dagli amministratori sempre con la massima correttezza e trasparenza. La situazione patrimoniale e contabile delle società coinvolte è sempre stata rappresentata in modo veritiero ai finanziatori.

La raccolta di tali elementi è stata elaborata nel corso di una lunga istruttoria da parte degli Enti finanziatori, in cui tutte le informazioni richieste sono state trasmesse e le valutazioni condivise. Non un solo euro dei finanziamenti, peraltro erogati solo in parte, è stato usato per fini estranei all’attività d’impresa».

L’avvocato Zignani ha spiegato che la società beneficiaria «è fallita principalmente perché non ha potuto mettere in funzione dei beni produttivi strategici nei tempi prestabiliti». «Siamo certi di poter dimostrare l’assoluta correttezza dell’operato del nostro cliente – ha concluso il legale – che ha fornito un parere sui valori patrimoniali di una società in modo del tutto aderente al reale e stiamo raccogliendo tutti gli elementi necessari per la difesa».

Il sequestro

Il gip Monica Biasutti ha disposto un sequestro preventivo per equivalente su denaro, mobili, immobili e crediti nelle disponibilità di Covre, Piazza e Peloso per 839.500 euro. Ovvero l’importo che secondo la ricostruzione degli inquirenti rappresenta il profitto della truffa aggravata ai danni del fondo regionale Frie, bonificati da Mediocredito.

Si tratta di fondi messi a disposizione delle imprese e concessi a precise condizioni e dietro plurime garanzie. Il gip ha individuato gli artifici e raggiri, elemento soggettivo del reato di truffa, nella falsa stima del patrimonio sociale della Cp e nella simulata iniezione di capitale da parte dei due soci di Antea spa.

Il giudice ha invece rigettato il sequestro del mutuo di 500 mila euro erogato da Friulia, escludendo che ai danni della finanziaria regionale sussista il reato di truffa in quanto non emerge dagli atti la natura pubblica del finanziamento, né Friulia può essere considerata un ente pubblico. «Valuteremo – ha detto Zignani – se avanzare già in questa fase preliminare una richiesta di revoca del sequestro». —


 

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