Falsi prosciutti Dop, decine di indagati

PORDENONE. Una cinquantina fra allevamenti di suini, studi professionali, prosciuttifici, salumifici, macelli e abitazioni distribuiti fra le province di Pordenone, Udine, Gorizia, Milano, Padova, Brescia, Verona, Treviso e Vicenza è stata passata al setaccio per l’intera giornata di ieri sotto la direzione del Nas di Udine, ai comandi del capitano Fabio Gentilini.
Le perquisizioni sono scattate nell’ambito di un’inchiesta coordinata dalla Procura della repubblica di Pordenone, parallela, ma non sovrapponibile a quella della magistratura torinese che ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati di trenta imprenditori fra Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna e Veneto. L’operazione è volta a tutelare i prodotti di denominazione dop come il prosciutto di Parma e il prosciutto di San Daniele. Due marchi che il mondo ci invidia. Tutelarne il nome e la produzione, per l’Italia, è un dovere, prima ancora che un diritto.
Nei controlli, mirati al contrasto alle frodi e illeciti ai danni dei consumatori e alla tutela e qualità delle indicazioni geografiche tipiche sono stati coinvolti in Friuli Venezia Giulia tre comandi provinciali dei carabinieri.
Più di settanta persone sono state impiegate soltanto in provincia di Pordenone, fra militari dell’Arma, veterinari dell’Azienda per l’assistenza sanitaria e funzionari dell’Ispettorato repressione frodi. Valvasone, San Vito al Tagliamento, Aviano sono soltanto alcuni dei comuni inseriti nell’operazione.
Trenta in tutto i soggetti perquisiti: 20 in provincia di Udine, 7 a Pordenone, 1 a Padova, 1 a Siracusa.
Diversi i reati ipotizzati, a vario titolo: associazione per delinquere finalizzata alla frode nel commercio, falso, contraffazione dei marchi e truffa ai danni dell’Unione europea.
In prevalenza le verifiche hanno interessato allevamenti di suini. Ma i carabinieri del Nucleo antisofisticazione di Udine hanno visitato anche salumifici, macelli, stabilimenti che producono mangimi. Ogni ingranaggio della filiera è stato esaminato con attenzione. Le ispezioni si sono protratte per ore e hanno portato al sequestro di un’ingente documentazione.
Il sospetto degli inquirenti è che alcune imprese abbiano utilizzato suini non ammessi dal disciplinare di produzione, ovvero senza le caratteristiche di qualità e tipicità richieste per produrre prosciutti che si possano fregiare della Denominazione di origine protetta (Dop).
Per poterlo accertare, tuttavia, bisognerà attendere l’esito degli esami. Sono stati, infatti, effettuati prelievi di sangue sui capi suini custoditi negli allevamenti, per verificare la loro provenienza.
È emerso, infatti, che una delle ipotesi al vaglio degli inquirenti sia che per la fecondazione dei capi sia stato utilizzato materiale genetico proveniente da altre zone geografiche, estranee alla Dop. Solo nei prossimi giorni, quando saranno rese noti i risultati delle analisi, si potrà pertanto sapere quante aziende sono effettivamente coinvolte nell’inchiesta, in divenire.
Massimo riserbo da parte della Procura di Pordenone, in questa fase delicata. Nessun commento neanche dall’ufficio repressione frodi di Udine.
L’indagine è ancora in corso e i controlli proseguiranno anche nei prossimi giorni. La magistratura pordenonese ha lavorato in stretto contatto con la Procura di Torino.
Non a caso le perquisizioni sono scattate ieri in contemporanea con quelle disposte dall’Ispettorato centrale repressione frodi su delega degli inquirenti piemontesi.
A parlare dell’inchiesta, ieri, è stato lo stesso ministero delle Politiche agricole e alimentari. «Il Ministero – ha riferito Maurizio Martina – conferma la massima attenzione nella tutela delle produzioni italiane di qualità e della sicurezza dei consumatori che, in tutto il mondo, chiedono il vero Made in Italy agroalimentare. Questo vuol dire anche salvaguardare il lavoro delle aziende oneste che ogni giorno, con passione e professionalità, contribuiscono a garantire l’eccellenza del comparto».
Un’eccellenza che rischia di essere compromessa da chi non rispetta il disciplinare di produzione. Da qui la duplice attività investigativa, le cui somme si tireranno nei prossimi giorni.
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