Falsi prosciutti San Daniele, chiuso il processo: condanne per tredici anni

La Procura di Udine ha evidenziato come furono commercializzati prodotti nazionali ed esteri utilizzando marchi fasulli

UDINE. Condanne per oltre 13 anni di reclusione complessivi. È con un’articolata sentenza pronunciata dal giudice del tribunale di Udine Roberto Pecile che si è chiuso il processo per i falsi prosciutti di San Daniele.

Le indagini

L’inchiesta, coordinata dai sostituti procuratori Viviana Del Tedesco e Andrea Gondolo, aveva preso il largo sei anni fa con le perquisizioni alla Marini salumi srl di San Daniele.

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È attraverso le indagini, delegate all’Icqrf, alla Guardia di finanza di Udine e ai carabinieri del Nac di Parma che in un corposo fascicolo della Procura udinese si sono delineate le coordinate di una truffa attraverso la quale avveniva la commercializzazione di prosciutto crudo nazionale ed estero per mezzo dell’apposizione del marchio falso San Daniele Dop.

La sentenza

Il giudice ha ritenuto colpevoli – limitatamente ai lotti di prosciutto sequestrati – Sisto Marini, 59 anni di Forgaria, Leonardo Marini, 84 anni di Fagagna, e Antonella Marini 51enne di Pasian di Prato, nei rispettivi ruoli di presidente, ex vicepresidente e amministratore di fatto, ai quali era contestato il concorso in ricettazione, contraffazione, frode nell’esercizio del commercio aggravata, truffa e appropriazione indebita.

Condannato a due anni e otto mesi di reclusione, oltre a 1.200 euro di multa, Sisto Marini; due anni e due mesi di reclusione più 800 euro di multa per Antonella Marini, entrambi difesi di fiducia dall’avvocato Filippo Capomacchia, per il quale è scontata l’impugnazione della sentenza di primo grado.

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«Ci riserviamo di vedere le motivazioni della sentenza, ma sicuramente faremo ricorso in Appello – anticipa il legale – va detto che c’è stato un ridimensionamento su alcuni reati contestati, i miei assistiti sono stati assolti da alcune accuse. Comunque, la condanna è stata inflitta limitatamente ai lotti di prosciutto sequestrati».

Condannato a due anni e sei mesi di reclusione più 900 euro di multa Leonardo Marini, assistito dall’avvocato Aurelia Barna, per il quale, pure, ora si profila il ricorso in Appello.

Due anni e 600 euro di multa, pena detentiva sospesa, per Emanuele Coppellotti, 46 anni di Varano De Melegari (Parma), gestore della ditta Varsi sapori Srl, per Monica Fiori 47, pure di Varano, procuratrice speciale della stessa azienda – entrambi difesi dal legale di fiducia Michele Dalla Valle –, e per Riccardo Anselmi, 73 anni di Viadana (Mantova), in qualità di mediatore dell’omonima ditta, difeso dall’avvocato Stefano Sartori Sarzi, accusati di ricettazione.

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La stessa ditta Marini salumi è stata riconosciuta responsabile degli illeciti amministrativi contestati e condannata alla sanzione di 120 quote, determinando l’importo di ciascuna quota in 300 euro.

I risarcimenti

Per Sisto, Leonardo e Antonella Marini è arrivata anche la condanna al risarcimento dei danni subiti dalle parti civili costituite, che hanno avanzato richieste per circa mezzo milione di euro.

E pure Cappellotti, Fiori e Anselmi dovranno risarcire i danni subiti da Ineq e “Testa e Molinaro spa” con importi da liquidarsi dinanzi al giudice civile. Il giudice ha, infine, assolto Querini e Fiori dai reati a loro contestati e gli altri imputati per i rimanenti reati ascritti.

Ordinata la restituzione degli stabilimenti e dei 180 prosciutti sequestrati alla Varsi sapori Srl, nonché la confisca e la distruzione dei falsi timbri, dei due prosciutti con marchi fasulli e delle mattonelle sequestrate.

Le reazioni

Apprezzamento per la decisione del tribunale è stato espresso dall’avvocato Roberto Mete, legale dell’Ineq «anche per l’esclusione di responsabilità degli ispettori Ineq che erano stati tratti a giudizio.

La sentenza assume valore aggiunto anche con riferimento alle indagini in corso in cui il direttore Ineq Francesco Ciani è stato coinvolto per presunte responsabilità omissive che abbiamo sempre negato. Non nascondiamo soddisfazione per le condanne e per il risarcimento, a carico di chi si è reso responsabile dei reati contestati».

E sulla sentenza interviene l’amministratore unico dell’Ifcq Ludovico Picotti: «Non possiamo che condividere con il giudice la condanna a chi ha agito in malafede che, in questo modo – spiega–, ha messo a repentaglio il nome di un prodotto Dop che è sinonimo di eccellenza sui mercati internazionali».

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