Falso, condannato Pirelli Marti

Udine, pena di 1 anno e 4 mesi: fattura da 1,5 milioni e verbale finti per una compravendita di terreni

UDINE. Un anno e quattro mesi di reclusione al commercialista Franco Pirelli Marti, 59 anni, di Feletto Umberto, e 1 anno (con sospensione condizionale della pena) ad Angelo Minighin, 52, di San Michele al Tagliamento: si è concluso così, con la condanna di entrambi gli imputati, il processo celebrato davanti al giudice monocratico del tribunale di Udine, Angelica Di Silvestre, per le ipotesi di reato di falso per induzione del pubblico ufficiale in atto pubblico (accusa contestata al solo commercialista) e di concorso in emissione di una falsa fattura da 1,5 milioni di euro, nell’ambito di un’operazione di compravendita di un terreno in via San Rocco.

Pirelli Marti, che da fine febbraio è sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari (dopo oltre due mesi di carcere) per un altro procedimento (quattro ipotesi di bancarotta) e che ieri era in aula per la lettura della sentenza, è stato invece assolto dall’accusa di dichiarazione fraudolenta mediante l’uso di fatture per operazioni inesistenti con la formula “per non aver commesso il fatto”.

Il procuratore aggiunto, Raffaele Tito, aveva chiesto una pena a 1 anno e mezzo per il commercialista, difeso dall’avvocato Gianberto Zilli, e a 1 anno e 4 mesi per Minighin, assistito dall’avvocato Maurizio Conti e finito a processo nelle sue vesti di allora amministratore unico della “Master srl”. Ossia della società precedentemente acquistata da Pirelli Marti, quando si chiamava ancora “Sinergie immobiliari srl”.

Il giudice ha riconosciuto a entrambi le attenuanti generiche, prevalenti sull’aggravante contestata al solo commercialista (agì con abuso dei suoi poteri di presidente del Cda di Fingefa), per il quale i fatti sono stati unificati dal vincolo della continuazione. Al centro della vicenda, dunque, la compravendita di un terreno edificabile in via San Rocco.

Un’operazione che Pirelli Marti avrebbe realizzato con l’inganno. Presentando, cioè, al notaio cui si era rivolto, Chiara Contursi, un falso verbale di Cda della società Fingefa, di cui era presidente, datato 16 dicembre 2009 e attestante la decisione di cedere l’area alla “Sinergie immobiliari srl” e di farlo al prezzo di 1,6 milioni di euro, attraverso un contratto preliminare di permuta.

Di tanto, stando al verbale, il Cda aveva conferito al presidente tutti i poteri necessari: sia per la stipula dell’atto, dunque, sia per la sottoscrizione del contratto. L’operazione si era conclusa a Trieste, il 31 dicembre 2009: da una parte, la venditrice Fingefa, con firma di Pirelli Marti, dall’altra l’acquirente “Master srl”, con firma di Minighin.

Quanto alla prima delle due ipotesi di illecito fiscale, secondo il pm gli imputati avrebbero documentato un’operazione oggettivamente inesistente, perchè la cessione del terreno non avvenne ufficialmente con una permuta, bensì con un atto di compravendita che prevedeva una dilazione di pagamento. Stando alla ricostruzione accusatoria, invece, quello stesso 31 dicembre Pirelli Marti e Minighin avevano emesso una fattura come “Master” del valore di 1,5 milioni di euro più Iva, per consentire a Fingefa un risparmio di Iva per 300 mila euro, descrivendola come «acconto di cessione immobili del futuro edilizio di via San Rocco».

La chiusura del cerchio sarebbe arrivata nove mesi dopo, con l’indicazione da parte del commercialista, nella dichiarazione dei redditi per il 2009, di elementi passivi fittizi per complessivi 1,5 milioni più Iva. Conclusione, questa, che il magistrato aveva addossato al solo Pirelli Marti e che il giudice, accogliendo la tesi difensiva, ha ritenuto comunque infondata.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto