Fanno la spesa tra gli scarti del market
PORCIA. Davanti al supermercato, un viavai di persone che escono con i carrelli pieni, sul retro la gente che rovista nella spazzatura. Accade nel complesso commerciale di Sant’Antonio sulla Pontebbana, che ospita tra gli altri il Penny Market.
Il parcheggio sul retro, solitamente poco frequentato dai clienti del negozio di alimentari, da qualche tempo è diventato mèta fissa di numerose persone indigenti, le quali si appostano in attesa dell’arrivo dei commessi, che puntualmente eliminano nei cassonetti dell’umido la frutta e la verdura non più vendibile, pur presentandosi ancora in buone condizioni. Armati di sacchetti e contenitori di vario genere, dopo aver ispezionato i due capienti bidoni utilizzati dal supermercato, sperando di essere fra i primi della giornata, fanno il “pieno” di cibo.
Frutta anche solo leggermente ammaccata o un po’ troppo matura, insalata non più fresca e altri ortaggi, spesso ancora avvolti nel cellophane, finiscono tra i rifiuti: scarti per il negozio, che sempre più spesso però si trasformano nel pasto di un numero crescente di persone che, probabilmente grazie al passaparola, si recano in zona per rovistare tra gli avanzi. Il parcheggio è piuttosto movimentato, a tutte le ore del giorno, ma specialmente durante la pausa pranzo, quando i negozi sono chiusi e l’area è meno frequentata, quindi minore è il rischio di essere “scoperti”, cosa che potrebbe creare imbarazzo. C’è chi arriva in bicicletta, e si carica la merce nel cestino, chi in motorino e altri addirittura in automobile, in modo da accaparrarsi la maggior quantità di cibo possibile.
Si tratta, nella gran parte dei casi, di anziani soli o in coppia, oppure di persone in evidente stato di indigenza, per le quali probabilmente raccattare cibo tra le immondizie non è una scelta ma una vera e propria necessità. Ma non manca anche la gente comune, casalinghe ben vestite e uomini di mezza età, “clienti” insospettabili di questo particolare mercato a costo zero.
Nonostante il lavoro dei Servizi sociali e del Banco alimentare, che sostiene gli enti caritativi del pordenonese attraverso la raccolta di cibo in scadenza dagli stessi supermercati, tante famiglie, per vergogna o paura di essere additate, faticano a trovare il coraggio di chiedere aiuto. Invece di rivolgersi alle istituzioni o alle associazioni di volontariato, preferiscono soffrire in silenzio gli effetti della crisi, procurandosi il cibo dagli scarti alimentari prodotti dai supermercati o tra i resti lasciati dagli ambulanti che commerciano frutta e verdura nei mercati rionali.
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