Farmaco di 1.350 euro non gli serve più: «Lo butti pure via»

A Venzone la medicina serviva a un’anziana che è morta. Il figlio vuole restituirlo alla farmacia: «Non possiamo riprenderlo»

VENZONE. Milletrecento euro buttati via, che di questi tempi ti fan pensare. Hanno fatto pensare a lui, Roberto Fadi, residente nella frazione di Carnia che si è trovato a vedersi rifiutato dal servizio sanitario locale la consegna di un farmaco da 1.350 euro, che da tempo veniva somministrato mensilmente dai sanitari alla madre 77enne Alba Fadi.

L’ultima iniezione, quella prevista per il 15 luglio, non è stata somministrata perché purtroppo l’anziana signora è venuta a mancare il giorno prima, e martedì scorso in duomo si sono svolti i funerali. Rimasto in frigo ancora un flacone della medicina, nuovo di zecca e ancora incellophanato, il buon Roberto Fabi ha pensato bene di riportarlo al servizio sanitario, visto il costo di oltre 1.300 euro.

«Sentita la farmacia – dice – mi sono rivolto a quella dell’ospedale a Gemona, ma mi hanno detto che non possono riprenderlo. La cosa mi ha colpito perché penso che quella cifra equivale a un discreto stipendio di un lavoratore e se succede in un piccolo paese come Venzone non oso immaginare cosa avvenga nel resto d’Italia».

Si chiama Longastatina Lar, polvere e solvente per sospensione iniettabile, contiene un flacone con il principio octreotide, una siringa pre-riempita e due aghi: una medicina che da tempo Roberto si occupava di richiedere mensilmente tramite ricetta e di andarla a ritirare nella farmacia locale per metterla in frigo secondo le prescrizioni, a disposizione del sanitario che ogni mese si occupava di fare l’iniezione. L’ultima volta, il medicinale non è servito ma è rimasto in frigo e secondo le indicazioni riportate nella scatola, scade nell’agosto 2015.

Ma nella farmacia del San Michele a Gemona, la direttiva sanitaria è chiara: «Una volta che il prodotto farmaceutico – dicono al telefono – è uscito dal sistema sanitario, non è più garantita la sua tracciabilità, per cui non è possibile riprenderlo indietro».

Dal canto suo, Roberto Fadi comprende le risposte ma resta basito: «Di certo non do la colpa ai sanitari – dice –, come possono sapere che ho sempre ritirato il farmaco andando con il frigo portatile in farmacia, per tenerlo fresco come indicato dalle prescrizioni? Ma a quel punto sarebbe meglio fare la ricetta e lasciare che sia il medico a portarselo ogni volta che viene a svolgere il suo servizio domiciliare al paziente: non è la mia famiglia che ci perde, visto che la medicina ce l’ha sempre passata il servizio sanitario, ma in questo caso si tratta di una farmaco nuovo di zecca da 1.350 euro che potrebbe essere utile ad un altro anziano che ne ha bisogno. Ritengo che cambiando di poco il sistema di gestione del servizio si potrebbe risparmiare, visto che un fatto del genere può succedere in tanti altri posti d’Italia».

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