Farmaco troppo caro in ospedale previste dosi per 300 pazienti

Udine, in coda per il Lucentis unico prodotto contro la maculopatia. Il direttore Delendi: il medicinale è garantito a chi serve

UDINE. C’è chi lo aspetta da mesi, le liste di attesa arrivano al 2014. Per altri la richiesta viene semplicemente respinta. Eppure, per chi soffre di una grave degenerazione maculare, è pressoché l’unica speranza contro la cecità. Ma a 810 euro a iniezione, visto che occorrono almeno sei cicli, si capisce come siano poche le strutture sanitarie che possano permetterselo. Ed è altrettanto comprensibile che le richieste del territorio confluiscano sulla principale struttura sanitaria della regione, ovvero l’ospedale di Udine, che si sta attrezzando per fronteggiare la situazione.

«Stiamo esaminando questa problematica emersa recentemente - chiarisce il direttore generale Mauro Delendi –. Riceviamo centinaia di richieste, anche perché è facile che dalle strutture sanitarie minori i pazienti vengano dirottati al Santa Maria che è più grande e attrezzata, ma i costi della spesa farmaceutica, in continuo aumento, sono rilevanti e con i tagli alla spesa sanitaria da parte della Regione dobbiamo necessariamente fissare un tetto di spesa e definire un ordine di priorità. Al momento ci siamo attrezzati per fornire il farmaco a 300 pazienti, poi nel corso dell’anno vedremo quali saranno le indicazioni della Regione».

Il Lucentis, attualmente, si trova al centro di una battaglia legale. In Italia le persone affette da degenerazione maculare sono circa 90 mila. Fino a qualche tempo fa oltre al Lucentis, commercializzato da Novartis che in origine costava 1.700 euro (poi ridotto a 810 euro dall’Aifa), potevano utilizzare anche l’Avastin, un farmaco da 15 euro a dose prodotto fuori etichetta da Roche.

«Da quando l’Aifa è intervenuta togliendolo dalla lista dei farmaci erogabili a carico del servizio sanitario, questo prodotto non si può più utilizzare e l’impiego del Lucentis per tutti i pazienti comporta comprensibili problemi di budget. Al momento è in corso un’indagine dell’antitrust – aggiunge il direttore generale –. Attendiamo di vedere gli sviluppi della vicenda».

Facendo seguito ad alcune denunce, l’Antitrust ha ipotizzato un cartello fra Roche e Novartis nel nostro Paese per mantenere disponibile sul mercato solo il farmaco più caro, uno “scherzetto” che costerebbe al Servizio sanitario nazionale un esborso aggiuntivo di circa 400 milioni l’anno. In attesa di fare chiarezza la Regione chiude i rubinetti della spesa sanitaria e gli ospedali fanno economia.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto