Fashion day, protesta delle donne IL VIDEO DELLA SFILATA

Commissione pari opportunità, Cgil e Snoq schierati contro le modelle in centro oggi pomeriggio

PORDENONE. La scomunica al fashon day, la manifestazione con le sfilate – di giovani (in prevalenza ragazze) – e performance nelle vetrine, in programma oggi a partire dalle 16 in città, arriva dalla commissione pari opportunità del Comune, presieduta da Giulia Bevilacqua. «Non crediamo che la promozione di città e imprese – commenta la commissaria Anna Pagliaro - debba passare attraverso iniziative che sfruttano l’immagine femminile. Iniziative che ci rendono una provincia reietta e arretrata».

Alla contrarietà si aggiunge «la meraviglia per il fatto che questa associazione sia partecipata da istituzioni, in primis dal Comune che l’8 marzo ha ricordato le donne vittime di violenza». Il problema «è di tipo culturale – aggiunge Bevilacqua - di una mentalità maschile-centrica che abusa dell’immagine del corpo femminile. Le istituzioni hanno il compito di prevenire questa cultura».

Mai come in questo caso le donne fanno squadra. Trattandosi di un’iniziativa commerciale, analizza la segretaria della Cgil, Giuliana Pigozzo «ci si aspetta messaggi che rispettino la dignità delle donne e garantiscano le pari opportunità. Che non significa sicuramente esporre anche gli uomini». Senza tralasciare che «l’iniziativa vede sorprendentemente tra i promotori il Comune».

Pigozzo chiarisce: «Non ci sono preconcetti sulle sfilate, ma la professionalità e la competenza dovrebbero consentire di trovare soluzioni diverse dal sostituire i manichini con le persone». Al posto della pubblicità «sarebbero sicuramente preferibili prezzi più bassi e migliori condizioni». Interviene anche il comitato Se non ora quando con Sonia Sfreddo.

«In una città che si vanta delle proprie associazioni culturali e delle proprie capacità professionali – dice - ci voleva un nuovo soggetto come Sviluppo e territorio per fare questa azione di marketing “d’avanguardia” già da tempo archiviata in città più evolute in Italia e in Europa. Forse non c’è in gioco solo l’immagine delle donne, ma l’immagine della città che retrocede ad arretrata provincia di un paese già retrocesso».

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