Fece fuoco in via Spalato contro il maresciallo Santoro

UDINE. E’ il 6 giugno del 1978 quando a Udine il fuoco terrorista uccide il maresciallo della polizia penitenziaria Antonio Santoro. A sparare sono Cesare Battisti e una complice.
L’omicidio viene rivendicato dai Pac che accusano il militare di maltrattamenti sui detenuti.

Il 16 febbraio del ’79, a Milano, alle tre del pomeriggio, un commando rapina e uccide il gioielliere Pierluigi Torregiani. Nella sparatoria rimane ferito anche il figlio Alberto, che da quel giorno vive paralizzato su una sedia a rotelle.
L’azione viene rivendicata dai Nuclei per la guerriglia proletaria. Battisti viene condannato come coideatore e organizzatore del delitto.
Quello stesso giorno, tre ore più tardi, Lino Sabbadin, macellaio a Mestre, si oppone a una rapina e viene freddato. A fare da copertura armata c’è Battisti. L’ultimo assassinio si consuma a Milano il 19 aprile successivo. A morire è Andrea Campagna, l’agente della Digos che ha preso gli assassini di Torregiani. Stavolta il killer è lo stesso Battisti che alla sua vittima scarica in faccia un intero caricatore.

Cesare Battisti viene arrestato a Milano il 26 giugno 1979. Riesce a evadere dal carcere di Frosinone due anni dopo, il 4 ottobre del 1981. Si rifugia in Messico, quindi in Francia, dove il 30 novembre 1990 viene fermato dalla polizia a Parigi insieme ad altri quattro italiani.
Liberato pochi mesi dopo, l’ex appartenente ai Pac era poi stato nuovamente arrestato nel febbraio del 2004 sulla base della richiesta di estradizione fatta dal governo italiano.
Scarcerato, fugge in Brasile.
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