Fedriga chiude all’uso della app “Immuni” in Fvg: "Cosi non serve a nulla, scatena solo il panico"

UDINE. La Regione, per voce del governatore Massimiliano Fedriga, ha deciso di ritirare la propria disponibilità alla sperimentazione dell’app “Immuni” – che dovrebbe scattare martedì 2 giugno – e ha, a tal proposito, predisposto una lettera da inviare alla Conferenza delle Regioni contenente le motivazioni della scelta.
«A quanto si apprende – spiega infatti il governatore – “Immuni” prevederà non la ricostruzione della catena di contatti dei soggetti risultati positivi, come peraltro richiesto dalla Regione al fine di integrare in modo omogeneo il lavoro oggi svolto manualmente, bensì l’invio di un sms ai cittadini entrati a contatto con un contagiato. Ciò significa che si passerà da una gestione affidata ai Servizi sanitari a un’azione diretta (e priva del supporto di professionisti) dei cittadini, a cui competerà l’onere di chiamare il medico di base: una soluzione poco avveduta che rischia di ingenerare panico o, nel caso in cui il cittadino decidesse di non rivolgersi al medico curante, di vanificare l’efficacia dell’app».
La Regione, vale la pena ricordarlo, aveva preparato una propria applicazione poi bloccata dal Governo proprio per la volontà di utilizzare “Immuni” in tutta Italia. Il Friuli Venezia Giulia, a quel punto, aveva accettato di compiere un passo indietro a condizione, però, che il sistema nazionale integrasse la gestione locale. Sembrava tutto fatto, ma poi pare siano intervenuti problemi di privacy. «I nostri Dipartimenti di prevenzione – spiega Fedriga – quando “interrogano” un contagiato chiedono alla persona chi ha frequentato più assiduamente nelle precedenti due settimane. “Immuni” avrebbe dovuto fare qualcosa di simile, in automatico, senza ovviamente comunicare al Sistema sanitario regionale dove le persone si sono incontrate».
Cambiando l’impostazione, però, la situazione è mutata. «Così scateniamo il panico – conclude il governatore – oppure le persone per timore di finire in quarantena non contatteranno il Dipartimento di prevenzione. È una scelta assurda. In questo mondo diamo i nostri dati personali ai social network oppure ai portali di acquisti online, ma secondo qualcuno non dovremmo consentire al Sistema sanitario regionale, non a un privato cittadino, di conoscerli ai soli fini di prevenzione».
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto