Fedriga in pressing sul Governo: "In Fvg negozi aperti l'11 maggio e bar e ristoranti il 18"

Il presidente della regione al ministro Boccia: rischiamo di non tenere più sotto controllo il tessuto sociale e che migliaia di aziende chiudano

UDINE. I toni di Massimiliano Fedriga, spesso, non sono quelli “urlati” di tanti suoi colleghi governatori di centrodestra, ma questo non significa che il presidente della Regione non sappia tenere quello che ritiene essere il punto da difendere, anche quando dall’altra parte della barricata c’è un esponente di Governo con cui, in questi mesi, si è scontrato spesso.

Fedriga e il ministro degli Affari regionali Francesco Boccia, in altre parole, si sono incrociati su diversi temi – dall’impugnativa alla legge regionale sui migranti avvenuta al primo Consiglio dei ministri del Governo giallorosso fino al braccio di ferro sulle riaperture di questi giorni – e lo scontro, pur con toni decisamente più bassi rispetto al preventivato, è andato in scena pure nello studio virtuale di Lucia Annunziata a “1/2 in più” su Rai 3.

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Anche in quell’occasione, infatti, Fedriga ha voluto sottolineare come la sua posizione – e in generale quella del centrodestra a livello locale – non sia cambiata di una virgola. «La proposta che il sottoscritto ha presentato al Governo assieme ad altri 12 presidenti di Regione – ha spiegato il leghista – è semplicemente un’idea di buonsenso in cui si sostiene che dopo una “fase 1” in cui, giustamente, Roma ha disposto una serie di misure valide in modo uguale per tutta Italia, adesso sia arrivato il momento di cambiare. Noi chiediamo all’esecutivo garantisca una cornice complessiva all’interno della quale ogni governatore declini, poi, la realtà esistente a livello locale. Il tempo, in questo caso, non è indifferente e rischiamo di non tenere più sotto controllo il tessuto sociale di questo Paese».


Il leghista, d’altronde, ha un suo cronoprogramma ben chiaro in testa. «Dobbiamo impegnarci per dare le linee guida al commercio questa settimana e permettere ai locali di aprire l’11 maggio – ha concluso –. Poi magari la settimana successiva, il 18, garantire il via libera ad altri tipi di attività com bar e ristoranti. Bisogna fare uno sforzo insieme e noi siamo più che disponibili a lavorare su tutto, però questi sono i tempi. Mi viene difficile giustificare il fatto che possa aprire una manifattura con migliaia di dipendenti, ma non un negozio che vende borse e che con il suo materiale il titolare mantiene i suoi figli, perché esiste un pericolo pandemico».

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Boccia, in fin dei conti, non ha chiuso la porta – anzi – a scelte di carattere regionale a partire dal 18 maggio, ma la sensazione è che lo scontro con il Friuli Venezia Giulia sia solo rimandato. Al momento, ad esempio, in cui si tornerà a discutere dei Patti finanziari tra Stato e Regioni Autonome.

Complessivamente, Friuli Venezia Giulia, Provincia di Trento, Provincia di Bolzano, Valle d’Aosta, Sardegna e Sicilia valgono per le casse dell’erario 3 miliardi di euro a titolo di compartecipazione ai meccanismi di risanamento della finanza pubblica. Il ministro ha proposto – ricevendo al momento un secco “no grazie” – lo sconto di 1 miliardo di euro che per il Friuli Venezia Giulia potrebbe valere oltre 200 milioni.

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Fedriga però non ha alcuna intenzione di accettare la mano tesa di Boccia almeno a ora, e assieme ai colleghi ha controreplicato avanzando una proposta diversa legata al differenziale tra minori entrate di bilancio e quanto un territorio dovrebbe versare a Roma. Mano a mano che la crisi economica si farà sentire, cioè, si abbasserà parallelamente l’ammontare di quanto il Friuli Venezia Giulia trasferirà quest’anno allo Stato.

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