Femminicidio di Udine: l’arma del delitto e l’incidente, attese risposte dalle due autopsie
Innanzitutto va definita la posizione di uno dei tre figli della coppia, ancora minorenne e temporaneamente affidato a una comunità cittadina. Saranno poi gli esami autoptici sui corpi di Samia, uccisa dal marito da cui si stava separando, e Mohamed, morto in un incidente stradale durante la fuga, a chiarire altri aspetti del femminicidio

Sono attese per questa settimana le prime risposte sul femminicidio di Samia Bent Rejab Kedi, la donna di 46 anni che giovedì 17 aprile è stata uccisa dal marito Mohamed Naceur Saa, 59 anni, in via Joppi, a Udine.
Innanzitutto va definita la posizione di uno dei tre figli della coppia, ancora minorenne, temporaneamente affidato a una comunità cittadina. Una delle sue due sorelle ha già espresso il desiderio di poterlo tenere con sè.
Risolto questo aspetto, relativo alla possibilità dei parenti più prossimi di nominare un consulente medico legale di fiducia, si potrà procedere con le autopsie sui corpi di Samia, uccisa dal marito da cui si stava separando, e Mohamed, morto in un incidente stradale durante la fuga dopo il femminicidio. Dall’esame autoptico la Procura punta a individuare con certezza l’arma del delitto (nell’appartamento di via Joppi è stata sequestrata una serie di coltelli) e a verificare se l’incidente di Naceur Saadi sia stato frutto di un gesto volontario o meno.
L’uomo, lo ricordiamo, agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico a Monfalcone, ha sfruttato un permesso di due ore per raggiungere Udine e uccidere Samia. Un lasso di tempo in cui il dispositivo era stato disattivato.
Il giorno di Pasqua, intanto, nella sua omelia, l’arcivescovo di Udine, Riccardo Lamba, ha rivolto un pensiero all’omicidio di via Joppi: «L’amore non può essere sconfitto dalla violenza – ha detto durante la celebrazione in duomo –. La nostra impotenza davanti a gesti di questo tipo l’affidiamo al Signore nella preghiera, per la famiglia, per questi ragazzi che rimangono. Sono sicuro che Gesù ha preso su di sé anche questa sofferenza, questo dolore, questa violenza così irrazionale. Ci auguriamo che il Signore possa custodire queste creature e aiutarle a crescere ancora con speranza», ha concluso l’arcivescovo.
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