Ferito in ospedale ricevette la visita del ministro Cossiga

COLLOREDO. «Aveva passato quasi un’ora con me, voleva rassicurarmi a ogni costo. Tuttavia, quando chiesi al ministro se sarebbe stato lui a operarmi, colpito dall’inaspettato quesito, mi rispose che quello, purtroppo, non era tra le sue competenze».
Stefano Peres, di Colloredo di Monte Albano, ricorda perfettamente la visita “speciale” che ebbe l’onore di ricevere nel maggio del 1976. Davanti al suo letto, nell’ospedale di Udine, dove era ricoverato, si presentò l’allora ministro degli Interni, Francesco Cossiga. Era in visita nella zona terremotata al fianco del presidente del Consiglio, Aldo Moro.
Otto anni dopo quell'incontro, Cossiga tornò in Friuli e volle rivedere quel ragazzo poiché per lui aveva avuto un ruolo importante: nel 1976 la protezione civile ancora non esisteva e Peres gli aveva fatto capire che, senza una sinergia di forze coordinate, era impossibile far fronte all’emergenza.
La sera del 6 maggio, Stefano, appena undicenne, era rimasto sveglio a guardare la tv nel bar di famiglia. «Dopo la prima scossa uscimmo tutti in strada - racconta - c’era chi aveva pensato che un camion fosse andato a sbattere contro il muro esterno, chi invece capì subito che si trattava del terremoto. La terra ricominciò a tremare. Non so cosa mi passò per la mente, ma pensai di cercare riparo dentro casa. In effetti, l’avrei trovato, perché quella parte di edificio rimase in piedi. A crollare fu il tetto, che mi seppellì mentre ero sull’uscio».
Soccorso dai clienti del locale che scavarono tra le macerie a mani nude, Stefano aveva un brutta ferita a un piede e venne accompagnato al Santa Maria. «Fui tra i primi a essere ricoverato quella sera - aggiunge - con il passare delle ore vidi crescere a dismisura il numero dei feriti e mi resi conto della tragedia. A un certo punto chiesi a un infermiere se ci fossero altri bambini e, dopo qualche ora, fui messo in stanza con alcuni ragazzi. Tra coetanei ci davamo coraggio e riuscimmo a rendere sopportabile quella difficile situazione».
Quando ricevette la visita di Cossiga e Moro, Stefano stava combattendo con un'infezione al piede che non gli dava tregua e che gli costò un'invalidità permanente. Solo dopo seppe che aveva rischiato l'amputazione. In quel momento capì perché Cossiga gli restò accanto così a lungo. Fortunatamente i medici salvarono l’arto, riscontrando in extremis che a causare l'infezione era stato un pezzo di stoffa dimenticato nella ferita.
Oggi, Stefano ricorda con commozione quei giorni e quelle ore drammatiche vissute tra le macerie della locanda “Al castello”. Non riesce a dimenticare il volto di Cossiga che con affetto gli stava accanto nel reparto dove i medici si facevano in quattro per curare i terremotati feriti.
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