Fi va alla guerra sul welfare: qui si può tagliare
UDINE. La spesa sociale è alta, ma per Riccardo Riccardi, capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale, il vero problema è legato all’ideologia con cui si muove la giunta. Non soltanto perché non vede all’orizzonte una seria proposta per la ristrutturazione del welfare regionale, ma soprattutto perché la legge sul sostegno al reddito che arriverà in aula lunedì è inutile e corre anche il rischio di rappresentare un boomerang sociale.
«Il Rapporto spiega come ci sia un miliardo di spesa pubblica – attacca – sul sociale ed evidenzia anche quei punti in cui bisognerebbe intervenire rapidamente per correggere le storture. E invece di concentrarsi seriamente sulla rimodulazione del sistema, qualcuno pensa a varare inutili leggi sull’inclusione attiva, che allo stato attuale delle cose non rappresenta altro che un nuovo reddito di cittadinanza definito dallo stesso presidente del Consiglio del Pd, non dal sottoscritto, una stupidaggine».
Per Riccardi il testo è sbagliato sia nella forma che nella sostanza.
«Il Vangelo ci racconta come a una persona che ha fame – ha spiegato – non vada regalato il pesce, ma si debba insegnarle a pescare. Qui, invece, si crede sia sufficiente distribuire qualche centinaio di euro per pochi mesi, visto che la dotazione finanziaria è molto bassa, ancorando, tra l’altro, il concetto di lavoro soltanto agli ambiti socialmente utili e non a quegli impieghi dove potrebbe davvero esserci bisogno di manodopera».
Non soltanto, però, perché Riccardi va oltre nel suo attacco. «E’ una legge in cui manca il concetto di dignità ancorata al lavoro – ha proseguito – e basata totalmente sull’assistenza. Un testo che sta in mezzo a una riforma sanitaria che ha dotato il Fvg di una marea di psichiatri e quella sull’immigrazione. Soprattutto, però, le norme che vi sono contenute dimostrano come la visione, assistenzialista, che prevale è quella di Rotelli e dimostra come in questo Paese esista ancora una destra e una sinistra. Una sinistra che mette nello stesso calderone sia chi è inabile al lavoro e chi, invece, non possiede un impiego a causa della crisi».
I nodi, per il capogruppo azzurro, sono strutturali e potenzialmente pericolosi.
«La giunta ha abbassato notevolmente l’asticella per l’accesso ai fondi – ha tuonato – con l’inserimento dei 24 mesi minimi, e la sufficienza del nucleo mono personale, di residenza in Fvg pericolosissima per la coesione sociale perché mette sullo stesso piano chi vive in regione da una vita, e magari ha perso il lavoro a causa della crisi, e i nuovi arrivati. Il tetto massimo di Isee a 6 mila euro, poi, significa che una persona con una pensione, una casa e un campo, ad esempio, non può usufruire dei fondi con il rischio di trasformare il Fvg in un campo di battaglia per una guerra tra poveri».
Un palliativo, in altre parole, che porta danni e benefici irrisori.
«Abbiamo bisogno di scrivere norme nuove sull’assistenza sociale – ha concluso Riccardi – a partire da un’analisi seria di quanto spendiamo per il welfare e di come lo facciamo. Temi come il diritto alla casa e la cassa integrazione andrebbero affrontati assieme all’assistenza, ma non è così. Questo testo non risolve i problemi, crea soltanto illusoni e spacca in due la società. Perché, fondamentalmente, l’obiettivo è quello di dare soldi a un po’ di persone non per reinserirli nel mondo del lavoro, ma per mantenerli a casa ed essere sicuri che vengano a votare, quando chiamati, alle primarie del Pd esattamente come accaduto in Liguria una manciata di mesi fa».
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