Fidanzati uccisi a Pordenone, il padre di Teresa:«Il killer potrebbe colpire ancora»

Rosario Costanza: «L’assassino è in giro e in questo momento potrebbe uccidere altri due ragazzi»

PORDENONE. «Non sappiamo chi sia l’assassino. In questo momento è ancora in giro e potrebbe colpire di nuovo, uccidendo altri due ragazzi come mia figlia Teresa e il suo fidanzato Trifone».

Rosario Costanza, padre di Teresa, lancia l’appello dagli schermi di Telepordenone, in un’intervista esclusiva rilasciata al direttore dell’emittente televisiva locale Gigi Di Meo.

L’imprenditore edile di origine siciliana e trapiantato nel Lodigiano mette in guardia i pordenonesi dal potenziale pericolo e punta a scuotere le coscienze nel Friuli occidentale: «Chi sa qualcosa, parli con gli inquirenti».

Impossibile, secondo i familiari dei due fidanzati uccisi che martedì 17 marzo nessuno abbia visto qualcosa. Lo aveva rimarcato Eleonora Ferrante, la madre di Trifone Ragone, in una toccante telefonata alla trasmissione “Chi l’ha visto” Lo ha ribadito ieri Giacomo Triolo, avvocato della famiglia Ragone, alla trasmissione “Segreti e delitti”, andata in onda su Canale 5. Un pensiero che sta cominciando a prendere corpo anche nel palazzo di giustizia di Pordenone.

«Tutti uniti per chiedere la verità. No all’indifferenza e all’omertà». È l’appello sui volantini, distribuiti in città nei giorni scorsi dai genitori di Teresa Costanza, per invitare i pordenonesi a partecipare alla fiaccolata del 4 luglio.

Lungo le vie del centro, mentre consegnavano a mano i fogli, Rosario Costanza e la moglie Carmelina sono stati accolti dall’abbraccio dei pordenonesi.

«Girando per la città – racconta il padre di Teresa a Di Meo – ho avuto la conferma di quello che avevo sentito tre mesi fa, dopo la disgrazia. Allora la gente che incontravo mi diceva: siamo dispiaciuti, Pordenone non è così. Non sapevano come scusarsi con noi per quello che era successo. Ieri la gente ha dato il suo contributo: sono tutti pronti a tornare in piazza, con tutte le forze, per sensibilizzare chi ha visto a parlare e gli inquirenti a trovare gli assassini. La gente di Pordenone vuole veramente la verità».

Da qui l’appello a partecipare in massa alla fiaccolata organizzata per sabato 4 luglio. «Più siamo, più c’è forza. Dimostriamo che vogliamo la verità».

Dopo tre mesi il volto dello spietato killer che esplose, in rapida successione, sei colpi di calibro 7.65 contro i due fidanzati all’interno della Suzuki Alto bianca, resta ancora nell’ombra. La modalità di esecuzione, prima il colpo al cuore per stroncare sul nascere ogni possibile reazione, poi alla testa per finire le vittime, fa pensare a una mano esperta.

Le indagini dei carabinieri non conoscono sosta. Negli inquirenti le famiglie dei due ragazzi ripongono massima fiducia. L’attenzione rimane massima, non viene lasciato nulla di intentato. La procura di Pordenone, che coordina le indagini, attende i responsi di quattro perizie (balistica, l’esame dei Ris, le analisi tossicologiche, appena affidate, informatica, ancora in corso).

Nessuna pista è stata esclusa. Si indaga in ogni contesto frequentato dai due ragazzi, compreso l’ambiente militare.

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