Fidanzati uccisi a Pordenone, nuovo vertice con la Procura: torna la speranza

Filo diretto degli investigatori con i Ris di Parma. Chiesta una proroga per il verdetto sulla perizia balistica

PORDENONE. Scoccano oggi tre mesi dal duplice omicidio di via Interna, in cui furono giustiziati i due fidanzati Teresa Costanza e Trifone Ragone, all’uscita dalla palestra di pesistica. Un mistero ancora insoluto, per ora, ma non per questo gli inquirenti hanno mollato la presa. Anzi.

«Le indagini proseguono – sottolinea il procuratore della Repubblica di Pordenone Marco Martani – , ma in questa fase non possiamo dire nulla».

Ieri mattina il comandante provinciale dei carabinieri Pasquale Di Chio e il comandante del Norm, il maggiore Salvino Macli hanno incontrato a porte chiuse il procuratore Martani. Un’occasione per fare il punto sull’indagine, una delle più imponenti, per la mole dei dati raccolti, mai realizzata finora in riva al Noncello.

Intanto i Ris di Parma sono in contatto continuo con i carabinieri e la procura di Pordenone. Non è stata ancora depositata la relazione degli esperti della scena del crimine, ma il filo diretto fra Parma e il Friuli Occidentale è costante. Dai rilievi dei Ris potrebbe emergere qualche elemento utile grazie ai reperti biologici e alle impronte dattiloscopiche prelevati nel nido d’amore dei due fidanzati in via Chioggia e nella Suzuki Alto bianca dove sono stati uccisi a colpi di pistola i due fidanzati. Una traccia che porti all’assassino.

L’esperto incaricato della perizia balistica, Piero Benedetti, ha chiesto una proroga per la consegna del verdetto rispetto ai tempi previsti, che erano di novanta giorni. Il perito, noto per aver partecipato alle indagini su Marta Russo, Carlo Giuliani e sul caso Unabomber, potrà fornire la firma dell’assassino. Al momento si conosce solamente il calibro della pistola utilizzata per sparare, in rapida sequenza, i sei colpi a bruciapelo, cinque dei quali andati a segno: 7.65.

Dalla rigatura prodotta dallo sparo attraverso la canna della pistola, invece, si potrebbero avere indicazioni sulla tipologia di arma utilizzata.

Se la ricerca del movente non ha preso ancora una direzione precisa – restano aperte tutte le ipotesi investigative – sono stati fatti progressi invece nell’esame dei nastri degli impianti di videosorveglianza di Pordenone e Cordenons e delle conversazioni sui social network. Ogni giorno i carabinieri esaminano le riprese delle telecamere e ci ritornano su per verificare le dichiarazioni dei testimoni.

Sono una cinquantina i carabinieri impegnati nell’indagine. Si è arrivati ormai a quasi 500 testimoni sentiti in caserma. Sono stati scandagliati tutti gli ambienti e i contesti sociali frequentati dai due giovani (famiglia e amicizie, militare e lavorativo, movida notturna a Milano e nel Pordenonese) e sono state passate al setaccio le conversazioni sulla messaggistica istantanea e sui vari social network. Dalla Svizzera alla Puglia, dalla provincia di Lodi a Cordenons, tutti gli spostamenti dei giovani sono stati minuziosamente controllati.

E giorno dopo giorno ci si avvicina alla soluzione del giallo che ha squarciato d’improvviso la placidità di Pordenone e straziato due famiglie. Per dare un volto allo spietato killer e sollievo e risposte ai familiari di Teresa Costanza e Trifone Ragone.©RIPRODUZIONE RISERVATA

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