Fidanzati uccisi a Pordenone, spuntano ricerche sulla pistola

Tracce nei pc: qualcuno si informava su una 7.65, il calibro del delitto, prima dell’omicidio. Riserbo assoluto della procura
FOTO MISSINATO - TRIBUNALE USCITA GIOSUE'
FOTO MISSINATO - TRIBUNALE USCITA GIOSUE'

PORDENONE. Qualsiasi ricerca lascia una traccia in rete. E può essere ritrovata anche se la cronologia viene cancellata. I consulenti informatici della Procura avrebbero trovato, nell’ambito dell’analisi dei supporti informatici nelle disponibilità dell’indagato per il duplice omicidio di via Interna, il giovane di Somma Vesuviana Giosuè Ruotolo, le tracce di alcune ricerche su una pistola calibro 7.65, l’arma del delitto.

Qualcuno si è preso la briga di digitare su uno dei computer sequestrati dalla Procura questa chiave nei motori di ricerca in un periodo antecedente il duplice omicidio. Una semplice coincidenza?

O qualcosa di più? Esistono vari siti internet in cui tale tipologia di Beretta viene venduta online per poche centinaia di euro. È così che il killer di Teresa Costanza e Trifone Ragone potrebbe essersi procurato l’arma con la quale ha poi esploso sei colpi a bruciapelo nel parcheggio del palasport la sera del 17 marzo?

L’avvocato Roberto Rigoni Stern smentisce categoricamente che possa esserci un collegamento fra tali ipotesi di ricerche online e il suo assistito.

«Quanto è stato diffuso in questi giorni sulla pistola – osserva il legale di fiducia di Ruotolo – non è assolutamente vero, così come non corrisponde alla realtà la storia della lite che è stata ipotizzata fra Giosuè Ruotolo e Trifone Ragone. Credo che tutte queste informazioni saranno presto smentite dalla discovery degli atti di indagine».

A giorni si attendono gli esiti dell’ultima consulenza informatica, quella commissionata dai sostituti procuratori Pier Umberto Vallerin e Matteo Campagnaro al consulente informatico Nicola Chemelli sugli hard disk e i computer fissi sequestrati alla caserma De Carli di Cordenons.

È uno degli ultimi tasselli mancanti. Gli inquirenti sospettano, infatti, che proprio dalle postazioni informatiche della caserma sia stato creato e utilizzato il profilo Facebook anonimo dal quale sono partiti i messaggi molesti rivolti a Teresa Costanza. In tali chat online, firmate con il nome di un’ex fidanzata di Trifone, l’anonimo stalker alludeva a presunti tradimenti.

I messaggi sarebbero proseguiti per circa due mesi, nell’estate del 2014, subito dopo il trasloco di Trifone dall’appartamento di via Colombo (che condivideva con i suoi commilitoni) al nido d’amore in via Chioggia, dove aveva cominciato la convivenza con la fidanzata Teresa.

Nei progetti dei due fidanzati, c’era il matrimonio. Sogni infranti in una notte prima di primavera, undici mesi fa. Nel parcheggio della palestra che Teresa e Trifone frequentavano insieme, colti di sorpresa da un killer letale. Da allora le indagini della Procura e dei carabinieri del Nucleo investigativo non hanno mai conosciuto sosta, fra colpi di scena e svolte importanti.

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