Fidanzati uccisi, ecco le tesi dell'accusa e della difesa dell'omicidio a Pordenone
Era il 17 marzo del 2015 quando Teresa Costanza e Trifone Ragone vengono trovati morti all'interno della loro auto. L'unico indagato per l'omicidio è Giosuè Ruotolo, coinquilino di Ragone
Era il 17 marzo del 2015 quando Teresa Costanza e Trifone Ragone vengono trovati morti all'interno della loro auto. L'unico indagato per l'omicidio è Giosuè Ruotolo, coinquilino di Ragone. Il 10 ottobre del 2016 è iniziato il processo a suo carico: ecco le tesi dell'accusa e della difesa
L'ACCUSA
- Il 17 marzo Ruotolo era nel parcheggio quando sono stati esplosi i colpi
- Il pesista Stefano Protani vede la sua Audi A3 subito dopo gli spari, la confonde con una Sportback a una visione frontale a causa della calandra (che Ruotolo ha sostituito)
- La telecamera 14 bis immortala l’auto di Ruotolo in via Interna 22 secondi prima del runner che saluta i fidanzati nel parcheggio e 40 secondi dopo sente gli spari. Tra l’andata e il ritorno da casa al palasport trascorre circa mezz’ora
- Dopo aver lasciato il parcheggio Ruotolo si è liberato della pistola lanciandola nel lago del parco di San Valentino. Per questo la sua auto riappare nelle telecamere dopo un vuoto di 7 minuti
- È stato Ruotolo a scrivere i messaggi anonimi a Teresa, inviandoli con il wi-fi della caserma di Cordenons, per tentare di separare i due fidanzati, ma Trifone lo ha scoperto
- I coinquilini raccontano che Trifone e Giosuè hanno fatto a botte fuori dalla palestra a novembre 2014 e Giosuè ha giurato che gliela avrebbe fatta pagare
- Giosuè temeva una denuncia per peculato militare, poiché aveva usato il wi-fi della caserma per l’invio dei messaggi: la sua carriera nella Finanza sarebbe stata compromessa se Trifone lo avesse segnalato ai superiori
- Il killer non si è imbrattato del sangue delle vittime e in ogni caso Ruotolo si è cambiato dopo il delitto tuta e scarpe (non sono mai state trovate) e sul sedile e il volante dell’Audi aveva lasciato le protezioni di plastica messe dall’officina
LA DIFESA
- Il 17 marzo Ruotolo è partito dal parcheggio del palasport prima degli spari
- Ha ascoltato nel piazzale un paio di canzoni, in attesa che si liberasse un parcheggio per andare in palestra.
- Il pesista Stefano Protani, sentito quella stessa sera, dice di aver visto un’Audi A3 Sportback e non l’Audi A3 di Ruotolo. Poi al processo spiega di non aver verificato se avesse cinque o tre porte.
- Le immagini delle telecamere non sono prove utilizzabili perché non sono state estratte da un consulente tecnico incaricato dal pm, quando invece si trattava di un accertamento irripetibile
- Giosuè dice di essere andato al parco di San Valentino a fare jogging, ma poiché faceva freddo è ritornato all’auto, senza raggiungere il laghetto
- Giosuè ammette di aver scritto i messaggi Facebook anonimi a Teresa con il wi-fi della caserma, ma sostiene anche che li hanno ideati insieme lui stesso e gli altri due coinquilini Sergio Romano e Daniele Renna
- Non c’è stata alcuna lite fra Giosuè e Trifone. Un’intera caserma non ha visto le lesioni sul volto di Giosuè riferite solo dai due coinquilini.
- Se davvero avesse avuto paura di una denuncia, Giosuè non avrebbe atteso otto mesi per uccidere Trifone dopo essere stato scoperto, avrebbe eliminato subito la minaccia.
- Il killer si è sporcato del sangue delle vittime, ma sull’Audi A3 di Giosuè, sui suoi effetti personali e vestiti non è stata trovata alcuna traccia di Trifone e Teresa
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