Fidanzati uccisi, la mamma di Trifone: «Qualcuno ha visto, ma tace per paura»

Una dichiarazione in tv: «Non posso accettare l’omertà». E il procuratore: «In città poche telecamere, ma chi sa parli»

PORDENONE. «Chi ha visto parli, non si chiuda nell’omertà, perché hanno strappato la speranza, non solo a noi, ma anche ai nostri paesi».

Con la voce rotta dalle lacrime Eleonora, madre di Trifone Ragone, ha lanciato l’appello, a tre mesi dal duplice omicidio di via Interna, durante la trasmissione “Chi l’ha visto”. Perché, secondo la madre del sottufficiale barese, «non è possibile che nessuno abbia visto nulla in quel palazzo dello sport, in quel giardino».

E il dubbio comincia a insinuarsi anche fra gli inquirenti. Come è possibile che nessuno dei presenti nel parcheggio non si sia nemmeno voltato verso la fonte degli spari o non abbia udito l’esplosione di sei colpi di una calibro 7.65 in rapida sequenza in quella fatidica sera del 17 marzo? Qualcuno potrebbe aver visto, ma ora tace, forse per paura.

Eleonora Ragone chiede giustizia per «due spiriti puri, che amavano lo sport, la vita, il lavoro, ai quali è stata data una morte ingiusta, pazzesca, violenta, una cosa terribile che non si fa nemmeno ai delinquenti».

La mamma di Trifone incalza, chiede a chi ha visto qualcosa di farsi avanti, di aiutare gli inquirenti, nei quali ripone la massima fiducia, di aiutare le famiglie a capire perché due giovani «senza nessuno scheletro nell’armadio» sono stati barbaramente giustiziati.

«Comincio a pensare – osserva il procuratore della Repubblica di Pordenone Marco Martani – che sia difficile che qualcuno non abbia visto qualcosa di più. Quanto alle telecamere, dovrebbero essere uno spunto di riflessione. Pordenone è una città ancora poco coperta dagli impianti di video-sorveglianza.

Le telecamere funzionanti non sono molte, invece, le ultime frontiere della sicurezza dovrebbero poter contare su una rete ampia di impianti funzionanti, collocati in posizioni strategiche. Numerosi casi a livello nazionale sono stati risolti proprio grazie alle riprese effettuate dalle telecamere».

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