Fidanzati uccisi, la procura militare indaga sulla caserma di Trifone e Ruotolo

Dopo i verbali sulle firme false emersi nel processo a Giosuè. Già partiti i confronti. Parte civile pronta a chiedere i danni
OMICIDIO SUICIDIO PARCHEGGIO DEL PALASPORT
OMICIDIO SUICIDIO PARCHEGGIO DEL PALASPORT

PORDENONE. Tanto tuonò che piovve. Se lo erano cominciati a chiedere i familiari delle vittime, di fronte al fuoco incrociato dei “Non ricordo” da parte dei militari.

Poi le testimonianze sulle firme false nei registri che attestavano le presenze ai corsi d’addestramento per l’operazione “Strade sicure” a Milano.

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Infine i dubbi su quell’accesso pressoché libero al wi fi del nucleo gestione sistemi informatici, il cosiddetto Nugesi, l’ufficio in cui lavorava Giosuè Ruotolo, accusato del duplice omicidio del commilitone Trifone Ragone e della fidanzata di quest’ultima Teresa Costanza.

Telefonini di dieci persone configurati da un maresciallo “smanettone”, la rete della caserma di Cordenons utilizzata non solo per ragioni non attinenti al servizio ma anche, come ammesso dallo stesso imputato, per indirizzare via Facebook messaggi molesti alla Costanza dal profilo “Anonimo Anonimo”.

Ma quanto avvenuto all’interno della “De Carli” è stato effettivamente tutto lecito? Esistono eventuali responsabilità in capo a qualcuno in sede quantomeno di omessa di vigilanza?

Sappiamo che se lo stanno chiedendo formalmente anche i giudici della procura militare della Repubblica di Verona, a cui erano stati trasmessi, da parte del pm Pier Umberto Vallerin, i verbali dell’udienza sulle firme false e sulla mancata partecipazione di Ruotolo, inizialmente nell’elenco dei partecipanti, a “Strade sicure”.

A dirlo al microfono, in assise a Udine, è stato il maresciallo Francesco Persechino, fino allo scorso 4 dicembre comandante del plotone C3, quello di Ruotolo e Ragone, «fra i quali – ha assicurato il graduato – non ho mai riscontrato tensione».

Persechino ha ammesso di aver risposto alle domande del personale incaricato delle indagini dalla procura militare di Verona, senza specificarne l’oggetto.

Non c’è, allo stato, alcuna notizia ufficiale su persone indagate all’interno della caserma, ma l’apertura di un’indagine è stata accolta con soddisfazione dai genitori di Teresa Costanza, pronti attraverso i propri legali a chiedere i danni al ministero della Difesa qualora se ne dovesse presentare l’occasione.

In aula Persechino ha anche parlato dell’esonero di Ruotolo da “Strade sicure” per le condizioni di salute della fidanzata (salvo poi scoprire dalla tv, dopo il delitto, che era stata tutta una finta), e del coinquilino Romano, «per un ginocchio gonfio e la madre in stato terminale» (in realtà morta da due mesi, come precisato dal pm Vallerin).

Confermata, infine, la licenza concessa a Giosuè subito dopo il rientro dai funerali di Trifone, nel corso dei quali l’imputato era stato fra coloro che avevano portato la bara.

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