Fidanzati uccisi, l’ex di Giosuè Ruotolo patteggia per favoreggiamento

Pordenone, la difesa: ha commesso un errore per amore, non sospettava nulla sull’omicidio. La giovane campana ha già affrontato l’esame scritto per diventare avvocato
Mariarosaria Patrone e Giosuè Ruotolo, a destra Trifone Ragone e Teresa Costanza
Mariarosaria Patrone e Giosuè Ruotolo, a destra Trifone Ragone e Teresa Costanza

PORDENONE. Mariarosaria Patrone, 27 anni, di Somma Vesuviana, è uscita definitivamente di scena dall’indagine sull’omicidio di Teresa Costanza e Trifone Ragone.

La giovane, assistita dall’avvocato di fiducia Costantino Catapano, ha patteggiato dieci mesi di reclusione con la condizionale per false attestazioni ai pm e favoreggiamento nei confronti dell’ex fidanzato Giosuè Ruotolo, condannato in due gradi di giudizio all’ergastolo per l’omicidio del commilitone e della brillante assicuratrice.

FIDANZATI UCCISI: LA STORIA, LE INDAGINI, IL PROCESSO

Ora la ragazza, laureata in giurisprudenza con il massimo dei voti, cerca di rifarsi una vita. Ha affrontato gli esami scritti per ottenere l’abilitazione professionale e attende i risultati. Vorrebbe diventare avvocato.

L’accusa ha ritenuto che l’imputata abbia aiutato Ruoto a eludere le indagini, cancellando gli scambi di messaggi sul cellulare e cercando di persuadere le sue amiche campane a non parlare con i carabinieri del profilo Facebook anonimo dal quale sono stati inviati i messaggi molesti a Teresa.

Il pm ha ipotizzato che la giovane abbia reso dichiarazioni false o reticenti su circostanze rilevanti ai fini dell’indagine come i rapporti fra Giosuè e Trifone e il profilo Facebook.

«Mariarosaria ha pagato più del dovuto un errore commesso per amore – ha osservato l’avvocato Catapano –. Lei e Giosuè stavano insieme da quando avevano quindici anni.

A mille chilometri di distanza non poteva nemmeno immaginare o sospettare che il suo fidanzato fosse coinvolto in un delitto e fino al terzo grado di giudizio c’è la presunzione di innocenza. Mariarosaria ha sempre detto la verità agli inquirenti.

L’unico problema è stato quello che ha detto alle amiche. Ma lei voleva proteggere il suo ragazzo dall’accusa di peculato, temeva che se si fosse scoperto che aveva utilizzato il wi-fi della caserma per il profilo Facebook avrebbe avuto problemi. Non pensava certamente di coprire un duplice omicidio.

Lui le ha sempre detto che non c’entrava niente. Mariarosaria è una brava ragazza, sincera, forse è stata ingenua. Ora è cresciuta, a causa delle botte della vita».

A esprimere delusione è Carmelina Parello, la mamma di Teresa. «Avrei voluto avere delle risposte da Mariarosaria – ha affermato –. Ho rivolto tanti appelli a lei e alla sua famiglia in televisione. Se non avesse avuto nulla da nascondere avrebbe chiarito la sua posizione ai pm.

Ritengo che questo patteggiamento sia una sorta di ammissione di colpa. Non ho mai sentito da lei una parola di dispiacere per quanto è accaduto ai nostri figli. Ringrazio gli investigatori, persone eccezionali, per aver scoperto la verità.

La legge dovrebbe obbligare le persone a dire la verità, in casi così gravi non ci dovrebbero essere scappatoie. Due ragazzi sono stati uccisi a quel modo, come si può restare in silenzio?». —

 

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