Fideiussione dichiarata nulla: per la banca sfuma 1 milione
La società debitrice principale e il garante hanno promosso opposizione al decreto ingiuntivo, contestando l’ammontare del debito poiché il tasso degli interessi applicati dalla banca risultava superiore a quello contrattuale. Il giudice ha dato loro ragione
Nell’autunno 2020, Crédit Agricole FriulAdria Spa, otteneva un decreto ingiuntivo dal tribunale di Udine con il quale la Palladio Costruzioni srl, società udinese in liquidazione, e il suo legale rappresentante, un imprenditore friulano, venivano condannati al pagamento di una somma di poco inferiore a 1,4 milioni di euro.
Un tanto per un corrispondente saldo a debito sino ad allora maturato dall’impresa su un affidamento in conto corrente risalente al 2006 e con termine finale di rimborso fissato all’8 marzo 2015, di cui l’amministratore si era reso personalmente garante con il rilascio di una fideiussione “omnibus”da un milione di euro.
Sia la società debitrice principale che il garante, assistiti dall’avvocato Roberto Cianci, promuovevano opposizione al decreto ingiuntivo, contestando l’ammontare del debito poiché il tasso degli interessi applicati dalla banca risultava superiore a quello contrattuale.
Quanto al fideiussore, veniva pure eccepita la nullità parziale della garanzia poiché predisposta sulla scorta di uno schema adottato dall’Associazione bancaria italiana e fatto proprio dall’intero sistema creditizio a decorrere dal 2003.
Stando alla linea difensiva impostata da Cianci, per poter utilmente perseguire il fideiussore, la banca avrebbe avuto l’onere di agire contro la società entro i sei mesi decorrenti dal termine dell’8 marzo 2015 pattuito per il rimborso del finanziamento, mentre la prima iniziativa giudiziale risultava coincidente con l’ingiunzione dell’autunno 2020, e quindi di cinque anni successiva alla scadenza di legge.
Veniva così richiesta, da un lato, l’esatta rideterminazione del credito e, dall’altro, che il fideiussore venisse dichiarato esente da qualsiasi obbligo di pagamento verso la banca.
Con la sentenza del 2 gennaio 2025, il giudice Gianmarco Calienno ha integralmente accolto le istanze formulate dall’avvocato Cianci, definendo in circa 670.000 l’effettivo debito della società, dichiarando la nullità della contestata clausola della fideiussione e stabilendo così che il garante non debba alcunché alla banca, a carico della quale sono state poste le spese di lite, pari a circa trentamila euro.
Questo il commento di Roberto Cianci: «Non ci si può esimere dal censurare l’arroganza che continua a connotare il sistema bancario che, per esperienza professionale diretta, rimane sordo agli oramai ventennali interventi sia dell’Autorità garante del mercato che della Banca d’Italia, perseverando nell’imposizione di clausole e condizioni sulla nullità delle quali rimane ben poco da discutere».
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